Nel giorno in cui l'argomento principale sembra essere quello del "mezzo annuncio" del ritorno in campo di Silvio Berlusconi (con tanto di polemiche per un presunto endorsement a Matteo Renzi), prova ad uscire allo scoperto anche Pippo Civati. Il consigliere regionale della Lombardia, infatti, in una intervista a Repubblica (a firma di Concita de Gregorio), parla apertamente della necessità di un "progetto unitario" dei non allineati a Bersani e a Renzi per riprendersi le primarie, per riappropriarsi di uno strumento che, al momento, sembra semplicemente uno scontro di leadership. Ovviamente tutto parte dalla lettera inviata da Civati ai suoi collaboratori, amici e "compagni": "Quello che non voglio è aggiungere autocandidatura ad autocandidatura, in un effetto formicaio impazzito, La collezione dei nani da giardino no. Se si riesce ad esprimere una candidatura unitaria che sia davvero alternativa a Bersani e Renzi io ci sono".
Un concetto rafforzato da una considerazione di fondo: "Nessuno dice cosa succede un giorno dopo le primarie. Sono solo utili a contare chi sta con chi e addirittura a prescindere. Molti punti di vista non sono rappresentati, dobbiamo portarceli dentro. Occupare le primarie, riempirle di contenuti". Tecnicamente ci sarebbero altre candidature "di area", tra cui quella di Laura Puppato, anche se la volontà di Civati resta quella di "unire le energie in un progetto unitario che tenga insieme la sua esperienza, la sua proposta, quella di Boeri, Scalfarotto, Serracchiani e tanti altri che in questi anni si sono battuti sul campo, con fatica, sui temi".
Sulla candidatura di Renzi le parole più attese e significative: "Lo vedo e lo sento, ma io credo che la candidatura di Matteo sia totalmente autoreferenziale. Io ho già fatto un pezzo di strada con lui. Facemmo la Leopolda e una settimana dopo lui andò ad Arcore. Non ne sapevo niente, non ero e non sono d'accordo. Sento chi dice: fate la sinistra dei renziani. Ma non è proprio possibile. Nei contenuti su moltissime questioni diamo lontanissimi."
Il concetto in effetti è chiaro: muoversi, mobilitarsi ed agire affinché le primarie non siano "una fine del mondo che lascia solo macerie", piuttosto un'occasione per imporre una proposta politica seria e dirimente. O per ragionare di temi concreti e caratterizzanti, come quelli proposti dai "6 Referendum PD", cercando di superare personalismi che rischiano di dividere e ridurre la "possibilità di cambiare il Paese" ad una lotta tra fazioni. Del resto, c'è un enorme numero di militanti democratici che non si riconosce né nel paternalismo dirigista bersaniano, né nella semplificazione giovanilista del rottamatore fiorentino. C'è un gran numero di cittadini che non voterebbe mai "a prescindere" dai temi e nella "illusione che il cambiamento sia di per se una conquista politica". C'è un gran numero di elettori che ha disperatamente bisogno di una classe dirigente giovane, preparata, onesta colta e magari anche "di sinistra", se non è chiedere troppo. Ed è quasi un dovere per Civati (e non solo) quello di andare fino in fondo. Provarci, adesso (e ci concederà la citazione..).