Cinque cose che forse non sapete sulla vita di San Pio da Pietrelcina…
“Da morto farò più chiasso che da vivo.” Aveva proprio ragione padre Pio da Pietrelcina, diventato San Pio dopo la canonizzazione del 2002. Anche quest’anno a San Giovanni Rotondo si attende una enorme folla per la celebrazione eucaristica in occasione dell’anniversario della morte, che cade il 23 settembre: sono ormai passati ben quarantasei anni. Papa Francesco sa bene che si tratta di un evento molto importante per milioni di cattolici nel mondo, al punto di aver deciso di inviare uno dei suoi collaboratori più stretti per presiedere la messa solenne: il prefetto della Segreteria per l’Economia della Santa Sede, cardinale George Pell. Su san Pio tanto si è detto e scritto, in migliaia di articoli di giornale, libri, documentari televisivi, fiction. Tuttavia, ci sono ancora tanti aneddoti della vita dell’umile fraticello beneventano che la maggior parte delle persone non conosce. Eccone qualcuno.
Un bambino religiossimo. Nato nel 1887 a Pietrelcina in una famiglia modesta, fin da bambino Francesco Forgione, che sarebbe diventato, anni dopo, padre Pio, voleva dedicarsi totalmente a Dio. Le sue prime esperienze mistiche ebbero luogo quando aveva appena cinque anni: per lui, estasi e visioni divennero una cosa normalissima, alla pari delle sue continue visite a Gesù ed alla Madonna nella chiesa del paese. Preferiva rimanere in preghiera che giocare con gli altri bambini perché, protestava, questi avevano la cattiva “abitudine di bestemmiare.”
“Suoni la chitarra?” Un anno prima di essere nominato sacerdote, Francesco, che era di salute malferma, passava ore e ore immerso nella preghiera e nello studio nei pressi di un olmo che gli faceva ombra a pochi chilometri dal centro di Pietrelcina, in una zona nota come Piana Romana. Fu in quel luogo che, nel 1910, il giovane, durante un’estasi, ricevette le stimmate. Quella stessa sera, Francesco tardò a tornare a casa per la cena, che la madre aveva già messo in tavola. Arrivò a casa e non disse una parola, ma scuoteva continuamente le mani come se gli bruciassero. La madre non capì cosa fosse successo e si rivolse a lui ironica dicendogli “Ecchè, suoni la chitarra?”
La rabbia del diavolo. Nel convento di San Giovanni Rotondo, in provincia di Foggia, non era raro sentire, di notte, il frastuono che proveniva dalla cella dove padre Pio combatteva la sua battaglia contro il demonio. Stufo e probabilmente un po’ incredulo, il padre guardiano, Nazareno, decise un giorno di esorcizzare il convento in seguito ad una nottata particolarmente movimentata che si era conclusa con un profondo tonfo che aveva fatto tremare tutti i frati. Entrando, con cotta, stola e secchiello dell’acqua santa nella cella del confratello, gli ordinò di dirgli, per obbedienza, cosa fosse successo la sera prima. Padre Pio cercò di svicolare dalla conversazione ed iniziò a ridere. Padre Nazareno insistette, così padre Pio raccontò che a volte, lui e Satana combattevano, ma che alla fine riusciva sempre a sconfiggerlo grazie all’intervento di Dio. “E quella detonazione, allora?” chiese, sorpreso, Nazareno, al che Pio rispose: “Il diavolo, per la rabbia, schiattò”.
Il frate ed il generale. Il generale Luigi Cadorna, artefice principale della disfatta di Caporetto durante la Prima Guerra Mondiale, subito dopo essere stato rimosso per incompetenza dalla guida dell’esercito italiano, cadde in uno stato di depressione, al punto di decidere di suicidarsi. Una sera, entrando nel suo appartamento, diede ordine di non essere disturbato da nessuno e tirò fuori una pisola per puntarsela alla tempia. A quel punto sentì una voce che gli diceva: “Suvvia, generale, non vorrete mica compiere questa sciocchezza?”. Si girò e vide un frate sorridente. Sconvolto, uscì fuori per chiedere al suo attendente perché mai avesse fatto entrare quell’uomo, ma gli fu risposto che nessuno era stato lasciato passare. Nel 1920, saputo che sul Gargano viveva un frate che “faceva miracoli”, Cadorna si recò in corriera a San Giovanni Rotondo per incontrarlo in incognito. Con sua grande sorpresa, i frati gli dissero subito che padre Pio lo aspettava ed appena Cadorna lo vide riconobbe in lui il frate che gli aveva salvato la vita. Il cappuccino gli sorrise e gli sussurrò subito: “L’abbiamo scampata bella quella sera, eh generale?”
La dispensa dal voto di povertà. Quando padre Pio ebbe l’intuizione di far costruire un enorme ospedale a San Giovanni Rotondo, la Casa Sollievo della Sofferenza, in tanti provarono a mettere le mani sull’enorme quantità di denaro che arrivava quotidianamente, soprattutto grazie alla devozione di cui era oggetto il frate cappuccino. Anche uomini di chiesa provarono a sottrarre a padre Pio l’organizzazione di quella enorme opera materiale e spirituale, che senza di lui sarebbe, senza dubbio, presto naufragata. Gli venne in soccorso, inaspettatamente, Paolo VI, che intimò ai superiori di padre Pio di comportarsi con lui come “se non fosse tenuto al voto di obbedienza”. Il Papa, cosa più importante, lo sollevò dal suo voto di povertà, consentendogli di amministrare i beni necessari per la costruzione dell’ospedale, di cui padre Pio era “legittimo padrone”. Nessun altro frate francescano nella storia ha mai avuto un onore simile.