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Cina, esplode la bolla nei mercati finanziari. Borse a picco in Asia

Giornata drammatica per i mercati asiatici: Shangai arriva a perdere l’8%.
A cura di Davide Falcioni
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Non è ancora stata trovata una soluzione alla crisi greca, che nel frattempo è esplosa la bolla cinese dopo essere cresciuta di oltre il 150% negli ultimi 12 mesi fino a raggiungere il picco massimo lo scorso 12 giugno. Le borse asiatiche sono crollate e a Shangai, che ha chiuso con una perdita del 5,91% dopo un tonfo dell'8%, sono stati sospesi quasi il 50% dei titoli quotati, malgrado l'annuncio da parte della Banca centrale cinese di ulteriori iniziative volte a stabilizzare il mercato. Bloccate le contrattazioni finanziarie per 1.400 miliardi di dollari su quasi 1.200 titoli quotati.

La Banca Centrale Cinese ha garantito che nella giornata di oggi prenderà tutti i provvedimenti necessari ai fini della stabilità e fornirà "ampia liquidità" al mercato. Da Pechino il governo ha ordinato alle società controllate pubbliche di acquistare azioni e allentato i limiti sulla quantità di investimenti da parte delle società di assicurazioni e ha promesso di continuare a fornire liquidità a credito agli investitori.

Le incertezze dei mercati cinese, legate alla situazione della Grecia, hanno portato Tokyo a chiudere in calo del 3,14%. Le aperture in Europa sono invece positive: Francoforte +0,25%, Milano +0,37%, Londra +0,3% e Parigi +0,38%. In seguito a una crescita del 150 per cento in un anno – a partire dal giugno 2014 – la Borsa di Shanghai e Shenzhen ha iniziato il 12 giugno di quest'anno una flessione che appare inarrestabile, che ha coinvolto prevalentemente i piccoli investitori e quelli giunti negli ultimi mesi sul mercato finanziario. Precedentemente più di 1.400 imprese, cioè più della metà di quelle quotate a Shanghai e Shenzhen, hanno richiesto la sospensione della vendita delle loro azioni nel tentativo di contenere le perdite. Da giugno la flessione registrata è stata del 30%.

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