Cina, affondata la petroliera iraniana colpita da un cargo: si teme il disastro ambientale
La petroliera iraniana Sanchi che il 6 gennaio scorso era entrata in collisione con un mercantile nel Mar della Cina, a circa 300 km a est della città di Shanghai, è affondata, preceduta da una seconda, forte esplosione. Lo ha riferito l'emittente inglese Bbc citando media cinesi, e sottolineando come la maggiore preoccupazione al momento sia quella di un disastro ambientale. La nave, infatti, trasportava 136mila tonnellate di petrolio ultraleggero. Anche se le autorità cinesi avevano assicurato che "non c'è una grossa chiazza" in mare, gli idrocarburi si sono allargati su una zona di 10 chilometri quadrati. Si tratta di elementi molto "volatili, quindi – spiegano gli esperti – la maggior parte di essi si è dispersa nell'atmosfera, causando meno conseguenze per l'oceano".
L'Iran ha annunciato che per i marinai dispersi non ci sono più speranze. In totale sulla vettura viaggiavano in 32, ma nelle scorse ore sono stati recuperati due corpi. Salgono così a tre i cadaveri ritrovati, ma le operazioni sono state rese difficili dalle condizioni che intanto stavano peggiorando sulla petroliera: secondo la tv, ai soccorritori è stato persino impedito di entrare negli alloggi dell'equipaggio per le alte temperature che hanno raggiunto gli 89 gradi.
La Sanchi, che trasportava 136mila tonnellate di idrocarburi leggeri, altamente tossici, batte bandiera panamense e appartiene alla National Iranian Tanker Company (Nitc), gestore della flotta di petroliere iraniana. Stava spedendo prodotti alla società sudcoreana Hanwha Total, quando si è verificato lo scontro, per cause ancora in via di accertamento, contro una nave mercantile. Al momento non è ancora stata stimata con precisione la marea nera causata dal greggio fuoriuscito dalle stive della petroliera ma potrebbe essere la peggiore dal 1991.