Chi è Sebastiano Vassalli: l’Italiano che potrebbe vincere il prossimo premio Nobel
Molti sono gli inizi memorabili di Sebastiano Vassalli, questo viene da un’opera meravigliosa dal titolo La Chimera:
Nella notte tra il 16 e il 17 gennaio 1590, giorno di sant'Antonio abate, mani ignote deposero sul torno cioè sulla grande ruota in legno che si trovava all'ingresso della Casa di Carità di San Michele fuori le mura, a Novara, un neonato di sesso femminile, scuro d'occhi, di pelle e di capelli: per i gusti dell'epoca, quasi un mostro.
In ogni occasione ha dato l’impressione di essere schivo, una personalità che ha impresso a fondo dentro di sé la traccia del suo mestiere, il mestiere di scrivere, ed ha seguito la vocazione del narratore fino in fondo.
Quest’articolo nasce dalla notizia importante per il nostro paese che Sebastiano Vassalli è entrato fra i possibili candidati al Nobel in Letteratura. Essere candidati non vuol dire vincere, tuttavia colpisce che in Italia non se ne parli. Si tratta di uno degli scrittori che ha prodotto con maggior costanza, amore per la parola, rigore, attualità e al contempo inattualità storica moltissimi capolavori di narrativa.
Se ci si riflette un attimo i premi come il Nobel, specialmente quello in letteratura, non sono importanti per chi li vince, sono importanti per il pubblico; sono importanti perché permettono, attraverso un’istituzione, al pubblico di conoscere il lavoro di una vita.
E Vassalli nella sua vita ha descritto con intensità e arte tutta l’esistenza del pubblico, anche di quello che non lo conosce, offrendo ai lettori la chiave per un mondo immaginativo impagabile, dove poter ripercorrere un Seicento sospeso in immagini incantevoli e forti, dove poter ripercorrere l’emancipazione socio-culturale dell’Italia nel secondo cinquantennio del duemila, come avviene ne L’Oro del mondo.
La notizia che la Accademia Reale di Stoccolma sta studiando, ufficialmente dal 19 maggio, un lungo dossier su quest’artista, sarebbe emersa da fonti dell’università di Göteborg, ma è stata praticamente solo battuta da quotidiani locali del Piemonte o addirittura del novarese.
E non c’è dubbio che nei romanzi di Vassalli la terra Piemontese si respiri a pieni polmoni e si rifletta di una luce tutta sua, e che molta dell’unicità delle sue incredibili descrizioni derivi dalla profondità di una radice ben piantata in una terra che fra le sue pagine si percepisce quasi mistica e cangiante; e però è un torto che facciamo a noi stessi quello di non parlare delle opere dei grandi scrittori che scrivono in Italiano.
E così nelle sue pagine convivono, in un'unica incredibile vicenda letteraria, la forza e la spinta verso il superamento di un limite estremo di Dino Campana e del Futurismo, La caccia alle streghe e l’inquisizione in un secolo religiosissimo ma già in qualche misura orfano di Dio come il Seicento post-medievale della Chimera; incredibili mutamenti storici e sociologici incisi sul corpo e nella psiche di Sebastiano, protagonista para-autobiografico del romanzo di formazione dalla prosa unica come L’Oro del Mondo.
Il mondo anglosassone, non fa, se ci riflettiamo un attimo, che celebrare i propri scrittori: Roth, Pynchon, De Lillo, Mccarty sono stati eletti a canone dalla melliflua penna di Harold Bloom.
Da un lato certo, non si può non subodorare la dinamica pubblicitaria editoriale, così come non si può essere diffidenti verso le cadute di uno scrittore di talento come Houellebecq ma, se dimentichiamo per un attimo il lato antipatico della celebrità, potremmo capire che discutere delle opere di Vassalli, in Italia, significherebbe poter maneggiare un patrimonio identitario e culturale, potremmo capire i vantaggi e la ricchezza del parlare di uno scrittore che dovrebbe essere già un patrimonio per quanto contemporaneo, uno scrittore del popolo, in un senso molto concreto e molto poco retorico, assai migliore di più di un Nobel degli ultimi anni e che, purtroppo, sembra quasi ignorato.
Qui potete guardare un’intervista che ha rilasciato quasi un anno fa Sebastiano Vassalli alla nostra rubrica.