Chi è Paolo Savona, il nuovo ministro delle politiche comunitarie del governo M5S-Lega
Il professor Paolo Savona è il nuovo ministro delle Politiche Comunitarie del governo M5S-Lega. Il nome di Savona solo pochi giorni fa è stato al centro dell'acceso scontro istituzionale tra M5S e Lega e il Quirinale. Scelto come ministro dell'Economia del governo M5S-Lega da Matteo Salvini, qualche giorno fa, poco dopo il conferimento del primo incarico a Giuseppe Conte, il professor Savona aveva reso le dimissioni da presidente della Euklid Fund Sarl, una decisione che ha subito fatto presagire un suo imminente passaggio alla guida del ministero dell'Economia del governo giallo-blu come da insistenti indiscrezioni. Sebbene il nome di Savona poteva essere sconosciuto ai più, il professore non è certo un neofita della politica e l'ipotesi di un suo ruolo all'interno del governo M5S-Lega ha immediatamente allarmato i mercati internazionali e il Quirinale. Per quale motivo? A causa delle sue posizioni anti-euro espresse a più riprese nel corso dell'ultimo decennio (almeno).
Il professor Paolo Savona è un economista ed ex politico italiano, classe 1936. Dopo essersi laureato in Economia nel 1961, ha lavorato in Banca d’Italia, in seguito ha contribuito a fondare l’università romana LUISS e per un periodo ha anche ricoperto la carica di direttore generale di Confindustria. Numerosi sono gli incarichi pubblici che Savona ha ricoperto nel corso della sua carriera professionale: è stato presidente del Fondo interbancario di tutela dei depositi, di Impregilo, di Gemina, degli Aeroporti di Roma e del Consorzio Venezia Nuova. Nel suo cv figura anche la collaborazione con il think tank americano Aspen Institute. Nel corso della sua carriera accademica, il professor Savona ha insegnato nelle Università di Perugia, di Roma Tor Vergata, alla Scuola Superiore della Pubblica Amministrazione e all'Università degli Studi Guglielmo Marconi, dove ha fondato nel 2010 il dottorato in Geopolitica. Per quanto riguarda la carriera politica, invece, il professor Paolo Savona è stato Ministro dell'industria, del commercio e dell'artigianato, con delega al riordinamento delle partecipazioni statali del governo tecnico Ciampi, dall'aprile 1993 all'aprile 1994, mentre nel 2005-2006, durante il governo Berlusconi III, ha presieduto il Dipartimento per le Politiche Comunitarie della Presidenza del Consiglio dei ministri ed è stato il Coordinatore del Comitato Tecnico per la Strategia di Lisbona.
Come anticipato, però, in questi ultimi giorni il nome di Paolo Savona è salito alla ribalta non solo per la sua probabile nomina a futuro ministro dell'Economia del governo M5S-Lega, ma anche e soprattutto per le sue nette posizioni anti-Ue, anti-Germania e anti-Euro, posizioni non ben viste dal presidente Mattarella, tanto che il Colle sta cercando in ogni modo di porre il veto sul professore e indurre la Lega a puntare su un nome meno divisivo e meno pericoloso per i mercati. Nel 2010, in un'intervista concessa a Il Foglio, il professor Savona dichiarava: "Anche se si fa finta che il problema non esista, il cappio europeo si va stringendo attorno al collo dell’Italia". Secondo l'economista, non sarebbe nemmeno impossibile (difficile sì, ma non impossibile) uscire dalla moneta unica: "Se l’Italia decidesse di seguire il Regno Unito – ma questa scelta va seriamente studiata – essa attraverserebbe certamente una grave crisi di adattamento, con danni immediati ma effetti salutari, quelli che ci sono finora mancati: sostituirebbe infatti il poco dignitoso vincolo esterno con una diretta responsabilità di governo dei gruppi dirigenti".
"Quelli che oggi si dicono europeisti in realtà sono anti-italiani. Non esiste un’ Europa, ma una Germania circondata da pavidi", dichiarò al quotidiano Libero nel 2017. Nel suo ultimo libro, i cui stralci sono stati pubblicati in esclusiva e in anteprima dal quotidiano La Stampa, Savona infine scrive: "La Germania non ha cambiato la visione del suo ruolo in Europa dopo la fine del nazismo, pur avendo abbandonato l’idea di imporla militarmente. Per tre volte l’Italia ha subito il fascino della cultura tedesca che ha condizionato la sua storia, non solo economica, con la Triplice alleanza del 1882, il Patto d’acciaio del 1939 e l’Unione europea del 1992. È pur vero che ogni volta fu una nostra scelta. Possibile che non impariamo mai dagli errori?".