Chi è Kim Jong-un, il ragazzo dittatore che uccide per una barzelletta su di lui
Con quell'espressione un po' così, pacioccona e rubiconda, si potrebbe rischiare di sottovalutarlo, ma Kim Jong-un, nato l'8 gennaio del 1984, il più giovane Capo di Stato del mondo, è un dittatore senza scrupoli e molto pericoloso, come il suo popolo sa bene, ma non può dire. Per capire chi è davvero questo ragazzotto che ha studiato in Svizzera (sotto falso nome) che ama il basket, il lusso e le donne, può essere utile ripercorrere le follie che riescono a trapassare il muro di buio e censura totale che il regime di Pyongyang ha deciso per il suo popolo. In Corea del Nord infatti esiste solo una tv e una radio nazionale: il popolo non è a conoscenza di quello che accade nel mondo, né nella sua stessa nazione.
L'ultima di Kim Jong-un, lanci di missili e mega parate militari a parte, arriva da Radio Free Asia secondo cui un militare del regime ha raccontato che un gruppo di soldati è stato arrestato per… una barzelletta sul leader supremo. Secondo la fonte, i militari avrebbero paragonato Kim Jong-un a un bambino dell'asilo malato di mente. Questi uomini potrebbero ora esser condannati a morte.
Ma questo è solo l'ultimo di una serie di episodi che stanno facendo perdere popolarità al leader tra il suo popolo, soprattutto tra i soldati.
Uno dei casi più celebri e crudeli probabilmente è la truce esecuzione ordinata dal leader supremo nei confronti dello zio, Jang Song Thaek accusato di cospirazione e, si dice, perché verificare le notizie sulla Corea del Nord, come ammesso anche dal Guardian, è impresa ardua, buttato assieme a cinque collaboratori dentro una gabbia con dentro 120 cani che non mangiavano da tre giorni. Allo "spettacolo" Kim Jong-un ha voluto assistere di persona, assieme a 300 alti funzionari dell'esercito. Per quanto si siano dubbi sulla metodologia di esecuzione, sulla quale spesso il regime esagera per spaventare ancora di più gli alti funzionari, lo zio Jang è stato comunque ucciso.
Kim Jong-un è questo: un dittatore che le elezioni le indice, ma sulla scheda elettorale c'è un solo nome, attentamente selezionato dal suo partito, l'unico, il Partito del Lavoro di Corea. E chi si azzarda a votare comunque contro, viene accusato di tradimento, rischiando carcere e torture.
In Corea del Nord può capitare di essere giustiziati perché al comandante supremo non è piaciuto l'aeroporto che hai progettato, come successo – secondo alcune fonti, ma avere informazioni verificate da Pyongyang è praticamente impossibile – all’architetto Ma Won-chun, ucciso subito dopo la visita di Kim al nuovo terminal che non era stato di suo gradimento.
Manie e paranoie si accavallano in Kim. Grande amante del vino bordeaux (si vanta di averne bevute 10 in una sole notte) e ghiotto di Emmental, mangia solo la verdura del suo orto che fa passare al microscopio per paura di essere avvelenato.
«Kim Jong-un è terrorizzato dall’apertura dei Paesi comunisti – ha dichiarato Shin Dong-hyuk, primo esule della Corea del Nord – , sfrutta il suo popolo con l’inganno. Schiavizza la propria gente – continua l'intellettuale nato in un campo di prigionia e riuscito a fuggire – e la spedisce in Siberia o a Dubai per lavorare nelle foreste o costruire grattacieli nel deserto, in cambio di pochi dollari al giorno, mentre la gran parte la incassa il governo. È così disperato e affamato di denaro che ha fatto costruire una chiesa (in realtà non è consacrata) a Pyongyang, ovvero nella capitale di un Paese dove ogni culto religioso è proibito, pena la prigione nei campi. Nella chiesa si celebrano funzioni ma solo perché il regime spera che visitatori, fedeli di passaggio, turisti, o uomini d’affari lascino un’offerta. Poi gli esattori del regime puntualmente passano a incassare. E continuerà ad essere sanguinario con la sua gente e arrogante col mondo perché in fondo la comunità internazionale glielo consente, per fermare Kim occorrerebbe una “primavera nordcoreana”. ».