Chelsea Manning sarà liberata, Obama commuta la pena
Chelsea Manning, il militare statunitense nato come Bradley e in carcere per aver fornito a Wikileaks informazioni riservate legate a operazioni militari statunitensi sarà presto libera. Dopo svariati appelli internazionali per la su liberazione, il Presidente uscente Barack Obama infatti ha accolto la richiesta e ha deciso di concedere la grazia per la gran parte della pena detentiva residua. Manning, condannata a 35 anni di carcere per spionaggio e tradimento, da oltre sette anni è rinchiusa in un carcere militare maschile a Fort Leavenworth, nello stato Kansas, nonostante nel frattempo abbia cambiato sesso diventando Chelsea Elizabeth. Una condizione che l'ha porta anche tentare due volte il suicidio.
Secondo quanto scrive il New York Times, la decisione della Casa Bianca prevede che Manning rimanga in carcere ancora per i prossimi quattro mesi, in particolare la scarcerazione dovrebbe avvenire il 17 maggio di quest'anno. In favore di Maning nei giorni scorsi si era mosso lo stesso fondatore di wikileaks Julian Assange, dicendosi pronto a consegnarsi agli Stati Uniti in cambio della liberazione della detenuta. Manning aveva copiato centinaia di migliaia di registri di incidenti militari delle guerre in Afghanistan e in Iraq, tra cui quelli che dimostravano le "morti collaterali" di civili e gli abusi sui prigionieri
Nei giorni scorsi, la Casa Bianca aveva già fato presente che Obama era seriamente intenzionato a concedere la clemenza a Manning a differenza invece del caso di Edward J. Snowden, l'ex operatore Nsa che ha rivelato archivi e file top secret e che ora vive da rifugiato in Russia. "Bradley Manning ha affrontato il processo e la giustizia penale militare, è stato giudicato e riconosciuto colpevole, è stato condannato per i suoi crimini, e ha riconosciuto i suoi illeciti", ha spiegato un portavoce del Casa Bianca aggiungendo: " Il Signor Snowden invece è fuggito tra le braccia di un avversario e ha cercato rifugio in un paese che più di recente ha fatto uno sforzo concertato per minare la fiducia nella nostra democrazia".