Chi pensava che queste elezioni amministrative potessero in qualche modo essere relegate al rango di "test minore" da prendere con le molle, si era sbagliato di grosso. Con buona pace di chi ancora blatera di "test locale senza rilevanza complessiva", la politica italiana non può non fare i conti con il dopo amministrative e con un mutamento di prospettiva fin troppo evidente. E che gli equilibri siano cambiati è chiaro a tutti, anche al di là dell'ingresso prepotente (e legittimato dai consensi) sulla scena politica del Movimento 5 Stelle che, boom o meno, registra una sostanziale avanzata sull'intero territorio nazionale. Il quadro è cambiato, completamente. Il Partito Democratico regge grazie alla sua organizzazione territoriale, all'orgoglio dei suoi militanti ed alle scelte di Bersani (girateci intorno, ma i numeri contano ancora più delle opinioni di parte), pur non potendo rinviare una seria discussione su ricambio generazionale e collocazione "ideologica". A sinistra Idv e Sel scontano un ritardo sui temi (web, ambiente ed economia su tutti), mentre sul territorio risultano spiazzati dalla propositività del Movimento. Il Popolo della Libertà annaspa, perde valanghe di voti e soprattutto non sembra avere la forza necessaria a "ripensare se stesso", trovandosi costretto ad attendere l'intervento del Cavaliere di ritorno dalla Russia. La Lega è in fase di riassetto, travolta dagli scandali e probabilmente con la forte tentazione di un "ritorno alle origini" che però appare quantomai complesso. E il Terzo Polo?
Che fine ha fatto il Terzo Polo? – Qualcuno ricorderà che nella scorsa tornata elettorale amministrativa, con i test cruciali di Napoli, Milano e Torino, la linea di Pierferdinando Casini era sostanzialmente "quella dei due forni", ovvero nella vulgata tradizionale, la valutazione su base territoriale delle alleanze e dei candidati da sostenere. Sia detto per inciso, ma anche in quel caso le cose non andarono benissimo, con Udc, Fli ed Api spesso divisi e in contrasto fra loro. Uno schema solo abbozzato in queste elezioni, con risultati estremamente deludenti che hanno portato a valutazioni nette, ben esemplificate dal tweet di Pierferdinando Casini (sul quale però vanno fatte alcune valutazioni, a cominciare dalla contestualizzazione e da elementi legati alla sintesi – forzatura dell'espressione):
Il #Terzopolo è stato importante per chiudere la stagione #Berlusconi, non è in grado di rappresentare la richiesta di cambiamento e novità.
— PierferdinandoCasini (@Pierferdinando) Mag 8, 2012
Dunque, sembrerebbe che l'esperienza del Terzo Polo, così come originariamente pensata, sviluppata e concepita da Fini, Casini e Rutelli sia già archiviabile, senza neanche troppi rimpianti. Certo, ad onor del vero va anche detto che il progetto di una ristrutturazione dell'area centrista era già partito da tempo, con tanto di riflessione sul nome e un primo sondaggio su leadership ed alleanze; tuttavia non sfugge ai leader un cambiamento netto e un restringimento ulteriore degli spazi di manovra. Ma soprattutto non sfugge che la prospettiva moderata e centrista non sembra avere "il fascino di un tempo", soprattutto se schiacciata sulle posizioni di un governo tecnico (e di emergenza) e ancora non indirizzata verso un modello di società chiaro e ben definito. E' la riflessione sulla ridefinizione in chiave moderna del concetto di "centro" che preoccupa Casini, soprattutto perchè sembra essere indissolubilmente legata alla scelta delle alleanze. Un patto con le forze progressiste e moderate del centrosinistra, come ancora questa mattina suggeriva un Massimo D'Alema in versione "soccorritore" dalle pagine de Il Messaggero, oppure il tentativo molto più ambizioso di raccogliere le macerie del Popolo della Libertà e dar vita ad una formazione politica della destra moderata e conservatrice. Alternative inconciliabili che riflettono differenti idee di Paese e, secondariamente, di partito. E per le quali non ci sono poi modelli facilmente adattabili. Dalla linea post – primo turno di Bayrou al modello inglese – statunitense, progetti troppo complessi e "lontani" sia culturalmente che storicamente. E il tempo non è certo dalla parte dei centristi…