"Occorre sgombrare il campo dall'illusione di poter porre rimedio ai gravi deficit di capacità decisionale, di stabilità e di rappresentatività con un ennesimo intervento sul solo sistema elettorale, oppure affidandosi alle esclusive dinamiche spontanee dei partiti politici. Le riforme servono anche a promuovere un processo di rafforzamento e rigenerazione dei partiti, che li renda capaci di dialogare al proprio interno e tra loro stessi facendo prevalere le ragioni dell'unità piuttosto che quelle del conflitto e della sterile e talvolta aprioristica contrapposizione". È questo uno dei passaggi più significativi dell'audizione parlamentare del ministro per le Riforme Gaetano Quagliariello, in merito al percorso della legge costituzionale che istituisce (e ne regola competenze, lavori, ambiti) il Comitato parlamentare per le riforme costituzionali ed elettorali. In queste ore infatti, il Senato della Repubblica è impegnato nell'approvazione in seconda lettura del ddl di iniziativa governativa che assegnerà al comitato, formato da 42 membri (20 senatori e 20 deputati, più i presidenti delle commissioni Affari costituzionali di Camera e Senato) il compito di riscrivere i titoli I, II, III e V della seconda parte della Costituzione.
Gli ambiti di intervento sono dunque quelli delle funzioni e delle prerogative del Parlamento, del Presidente della Repubblica, della forma di Governo e della struttura di Regioni, Province e Comuni. Il provvedimento è già passato in prima lettura a Camera e Senato e, anche grazie a tempi contingentati, sarà approvato nelle prossime ore anche in seconda lettura a Palazzo Madama. Nella sua relazione Quagliariello ha poi presentato anche il documento di 34 pagine che mette nero su bianco la prima parte del lavoro dei saggi "indicati" da Letta e Napolitano, che dovrebbe rappresentare la base di partenza per il lavoro del Comitato (vedremo nello specifico di cosa si tratta).
Il ddl costituzionale, approvato senza modificazione in prima deliberazione dalla Camera il 10 settembre, istituisce di fatto il Comitato parlamentare per le riforme "composto di venti senatori e venti deputati, nominati dai Presidenti delle Camere, d’intesa tra loro, tra i membri, rispettivamente, delle Commissioni permanenti competenti per gli affari costituzionali del Senato della Repubblica e della Camera dei deputati. Oltre ai componenti nominati fanno parte di diritto del Comitato i Presidenti delle predette Commissioni parlamentari, cui è affidata congiuntamente la Presidenza del Comitato". La parte delle competenze è particolarmente interessante: "Il Comitato esamina i progetti di legge di revisione costituzionale degli articoli di cui ai titoli I, II, III e V della parte II della Costituzione", e si occuperà della stesura della nuova legge elettorale. Successivamente i risultati del lavoro del Comitato verrano trasmessi alle Camere, che lavoreranno sì secondo "le norme dei rispettivi regolamenti" e con voto a scrutinio palese, ma nel complesso di lavori parlamentari "organizzati in modo tale da consentirne la conclusione entro diciotto mesi dalla data di entrata in vigore della presente legge costituzionale".
Per ottimizzare i tempi, infatti, "’Assemblea della Camera che procede per prima all’iscrizione del progetto di legge costituzionale all’ordine del giorno ne conclude l’esame nei tre mesi successivi alla data della trasmissione" e sempre entro tre mesi va concluso l'iter del Senato della Repubblica. Un accorciamento dei tempi è immaginato anche per i referendum confermativi che potranno essere chiesti " da un quinto dei membri di una Camera o cinquecentomila elettori o cinque Consigli regionali, anche qualora siano state approvate nella seconda votazione da ciascuna delle Camere a maggioranza dei due terzi dei suoi componenti".
Ecco il testo integrale: