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Charlie Gard, parla il Papa: “Curarlo fino alla fine”. E Trump twitta: “Pronto ad aiutare”

“Non si trascuri la loro volontà di accompagnare e curare sino alla fine il proprio bimbo”, si augura Bergoglio in merito al caso del piccolo a cui le autorità britanniche hanno deciso di staccare i macchinari che lo tengono in vita anche contro il volere del padre e della madre. E sul caso è intervenuto anche Trump.
A cura di Biagio Chiariello
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Anche Papa Francesco prega per Charlie Gard, il bimbo di 10 mesi affetto da una rara malattia genetica degenerativa e incurabile, per il quale i medici del Great Ormond Street Hospital di Londra dov'è ricoverato hanno deciso l'interruzione delle cure. Bergoglio aveva già parlato di Charlie senza citarlo scrivendo venerdì in un tweet "difendere la vita umana, soprattutto quando è ferita dalla malattia, è un impegno d'amore che Dio affida ad ogni uomo". Ieri invece è stato molto più esplicito, come dichiarato dal direttore della Sala Stampa Vaticana, Greg Burke: "Il Santo Padre segue con affetto e commozione la vicenda del piccolo Charlie Gard ed esprime la propria vicinanza ai suoi genitori. Per essi prega, auspicando – aggiunge – che non si trascuri il loro desiderio di accompagnare e curare sino alla fine il proprio bimbo".

Chris Gard e Connie Yates stanno trascorrendo gli ultimi giorni con il loro bimbo, prima che vengano staccati i macchinari che lo tengono in vita, come stabilito dalla giustizia europea.  La Chiesa, dunque, si schiera dunque al loro fianco. I genitori di Charlie avrebbero voluto provare a sottoporre il figlio a una terapia sperimentale negli Usa, nell'estremo tentativo di salvarlo.

Un invito alla famiglia è arrivato anche dalla Cei. "Le strutture cattoliche, come il Gemelli o il Bambin Gesù, o altre strutture simili, sarebbero ben disposte ad accogliere questo fanciullo per potergli dare vita", ha dichiarato don Carmine Arice, Direttore dell'Ufficio nazionale per la pastorale della salute della Cei e membro della Pontificia commissione per le strutture sanitarie. "Mi chiedo – ha aggiunto il sacerdote – perché ci debbano essere dei luoghi nei quali, la vita quando è così fragile, non possa essere altrettanto curata e custodita?". "Da parte della comunità cristiana non c'è solo una dichiarazione di solidarietà, c'è anche un intento concreto, per quanto permesso fare, di poter restare vicini a questa famiglia. E qualora chiedessero un aiuto più concreto, offrirlo", ha concluso.

Trump su Twitter: "Pronto ad aiutare Charlie"

Intanto è intervenuto sul caso del piccolo Charlie anche il presidente degli Stati Uniti Donald Trump. "Se possiamo aiutare il piccolo #CharlieGard, come i nostri amici in Gran Bretagna e il Papa, saremmo felici di farlo", ha scritto il presidente su Twitter.

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