Charleston, il killer progettava la strage da mesi. Ira di Obama sulle armi facili
“Un evento scioccante che ci ricorda come abbiamo ancora molta strada e molto lavoro da fare”: così Barack Obama è tornato, durante un incontro a Los Angeles, a parlare della strage di Charleston dove un uomo è entrato in una chiesa e ha ucciso nove afroamericani verosimilmente per motivi di odio razziale. Il presunto killer, arrestato dopo una fuga durata qualche ora, si chiama Dylann Storm Roof: è un 21enne bianco di Lexington con alcuni precedenti. Secondo alcuni testimoni il giovane gridava “Io lo devo fare, voi stuprate le nostre donne e dovete sparire”. Dopo la strage è scappato via ma dopo qualche ora si è fatto avanti lo zio, che lo ha identificato grazie ad una sua foto scattata da una telecamera di sorveglianza e diffusa dalla polizia. Agli investigatori lo ha descritto come un ragazzo tranquillo e ha raccontato che per il suo compleanno aveva ricevuto dal padre in regalo una pistola. Il 21enne è stato arrestato in North Carolina e poi riportato a Charleston: ora è richiuso in un carcere di massima sicurezza, il Charleston County Detention Center, e sistemato in una cella in totale isolamento.
“Il killer voleva scatenare una guerra civile” – Nel tardo pomeriggio di ieri ora italiana sulla strage di Charleston è intervenuto, con parole dure, il presidente Obama che ha rilanciato il tema dell’eccessiva diffusione delle armi negli Stati Uniti. “Non conosciamo ancora tutti i fatti – ha detto ieri Obama – ma sappiamo che ancora una volta persone innocenti sono state uccise in parte perché qualcuno che voleva fare del male non ha avuto problemi a procurarsi un’arma”. Il presidente americano, che tra l’altro conosceva il reverendo ucciso, ha detto che solo da loro si verificano con tale frequenza episodi di questo genere. Secondo Dalton Tyler, un ragazzo compagno di stanza di Roof per circa un anno, il killer di afroamericani a Charleston progettava da almeno sei mesi un clamoroso attacco. Lo ha detto lui stesso alla tv Abc: “Era tutto preso da questioni come la segregazione razziale e diceva che voleva iniziare un guerra civile. Disse che avrebbe fatto qualcosa di clamoroso e che poi si sarebbe ammazzato”.
Sulle armi la Casa Bianca accusa il Congresso – “Il presidente ha fatto tutto quello che poteva fare. Il Congresso invece non è stato all'altezza, non è stato capace di affrontare la questione”: così Eric Schultz, portavoce della Casa Bianca, sulla mancata stretta sule armi da fuoco che era stata proposta da Barack Obama. “A partire dal 2013 – ha detto il portavoce – il presidente ha lavorato molto duramente per tentare di percorrere ogni possibile strada che affrontasse la questione della diffusione delle armi da fuoco in America. Abbiamo infatti varato ben 23 azioni esecutive, e non abbiamo lasciato niente di intentato per quel che riguarda i passi che il presidente poteva fare utilizzando i suoi poteri”. Ma avrebbe dovuto fare la sua parte anche il Congresso. “Il presidente – ha proseguito il portavoce – è stato sempre molto chiaro sul fatto che le azioni più estese, più forti e più efficaci potevano essere prese solo dal Congresso. Perché – ha aggiunto – si tratta di uno sforzo enorme al quale dedicare anche enormi risorse”. Per il momento il portavoce ha escluso che il presidente possa prendere delle decisioni che in qualche modo anticipino o scavalchino il Congresso: “Siamo molto realistici sulla realtà della politica. Ma è chiaro che è giunto per gli americani il momento di capire l'urgenza di tale questione”.
Governatore dello Stato, serve la pena di morte – La strage della Emmanuel African Methodist Episcopal Church, la chiesa della strage nella Carolina del Sud, "dovrebbe essere punita con la pena di morte" lo ha detto il governatore dello Stato, Nikki Haley, alla Nbc."Io e la mia famiglia preghiamo per le vittime della tragedia di questa notte", aveva già affermato la repubblicana.