Cerved: “Fallimenti delle imprese italiane aumentati del 7,4% nel 2011”
Dati decisamente negativi, quelli diffusi dal Cerved sui fallimenti delle imprese italiane. Lo scorso anno (2011) sono state ben 12.094 le imprese che hanno dichiarato fallimento: il 7,4% in più se paragonate al 2010. La crisi, insomma, c'è e si vede. La crescita dei crack ha riguardato tutte le forme giuridiche, con un incremento decisamente maggiore per le società di capitali (+8,6% rispetto al 2010) rispetto ad altre tipologie societarie (+4,7%).
Il Cerved, leader per quanto riguarda l'analisi delle imprese e la costruzione di modelli di stima del rischio creditizio, ha fatto sapere che gli Ir (Insolvency ratio)- cioè gli indicatori che valutano la frequenza dei crack (numero di crack per ogni 10mila imprese operative)- mostrano come le aziende che abbiano più risentito della sfavorevole congiuntura economica siano state quelle medie e piccole, ovvero quelle con un attivo che va dai 2 ai 10 milioni di euro. Geograficamente parlando, i 12mila fallimenti hanno investito tutta la penisola, ad eccezione della zona Nord-orientale, nella quale il numero delle procedure fallimentari ha limato i livelli del 2010 (-0,3%)
I fallimenti dello scorso anno hanno interessato in maniera massiccia il settore dei servizi: +10% rispetto a quelli registrati nel 2010. Molto male anche le imprese di costruzioni che, rispetto al 2010, hanno fatto segnare un aumento dei fallimenti del 7,8%. Discorso inverso per l'industria che, nonostante resti il macrosettore con la maggiore frequenza di fallimenti, ha cambiato marcia nel 2011, riuscendo a far segnare una contrazione dei fallimenti del 6,3%. Merito di alcuni settori come la meccanica, la chimica, la moda e la siderurgia che, dopo essere stati investiti in pieno dalla crisi negli anni precedenti, sono riusciti a risollevarsi e a far segnare dei miglioramenti.
Dal 2009 al 2011, secondo quanto evidenziato dal Cerved, i crack aziendali hanno spazzato via circa 300mila posti di lavoro.