Censimento rom, Giuseppe Conte e Luigi Di Maio smentiscono Matteo Salvini: “Schedatura è incostituzionale”
Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte e il vicepresidente Luigi Di Maio smentiscono il ministro dell’Interno Matteo Salvini e ribadiscono che nessun censimento su base etnica è possibile. Il riferimento è alla questione del censimento rom di cui da ieri parla il titolare del Viminale, nonostante oggi abbia detto che non è una priorità. A prendere ufficialmente posizione è Conte con una nota diffusa da Palazzo Chigi: “Qui nessuno ha in mente di fare schedature o censimenti su base etnica, che sarebbero peraltro incostituzionali in quanto palesemente discriminatori”.
Il presidente del Consiglio spiega: “Il nostro obiettivo è individuare e contrastare tutte le situazioni di illegalità e di degrado ovunque si verifichino, in modo da tutelare la sicurezza di tutti i cittadini. Per quanto riguarda le comunità rom ben vengano iniziative – peraltro già sperimentate negli anni in varie città italiane – mirate a verificare l'accesso dei bambini ai servizi scolastici, alla luce del fatto che non di rado vengono tenuti lontani dai percorsi obbligatori di istruzione e formazione cui ogni minore ha diritto”.
Della stessa idea è anche il vicepresidente del Consiglio. Di Maio, intervistato durante Porta a Porta, precisa: “Mi fa piacere che Salvini abbia coretto il tiro: censimenti su base razziale non si possono fare. Controlli per la sicurezza dei campi rom e dei bambini sono cosa diversa. Ma se si parla di censimenti su base razziale, no”.
Poco prima era stato il ministro delle Infrastrutture Danilo Toninelli a ribadire l’impossibilità di un censimento su base etnica: “Il censimento sui rom evocato dal ministro dell'Interno, Matteo Salvini, non fa parte del contratto, non è all'ordine del giorno, non si fa e non si farà”, dichiara Toninelli in un’intervista al Tg3. A questa dichiarazione sembra rispondere lo stesso ministro dell’Interno poco dopo: “Lo so anch'io che il censimento dei rom non è nel contratto. Ma credo che il rispetto del codice penale e civile da parte di tutti sia più importante del contratto di governo”.