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Caterina Simonsen: “Alle mie spalle non ci sono lobby dell’industria farmaceutica”

La ragazza, insultata e minacciata per essersi detta favorevole alla sperimentazione sugli animali, chiarisce su facebook: “Non vengo pagata da nessuno. Non ci sono ‘lobby’ dietro”.
A cura di D. F.
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Sembra destinata a non avere fine la vicenda di Caterina Simonsen, la studentessa di veterinaria che qualche giorno fa – con un video – si era detta favorevole alla sperimentazione sugli animali, raccogliendo insulti e minacce di ogni tipo da parte degli animalisti, che sono arrivati ad accusarla di avere alle spalle le lobby dell'industria farmaceutica, che l'avrebbero persino pagata per fare le esternazioni. La ragazza ha risposto: "Buona giornata a tutti e smettete (tutti) di disturbare per favore. La smettiamo qua x favore avevo già chiesto qualche giorno fa…. Ah, tanto x far un po' di chiarezza: IO non vado né sono andata in TV né sono stata ripresa da nessuno. Il materiale che usano sono quelli dei miei video. Non vengo pagata da nessuno. Non ci sono ‘lobby' dietro".

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Il reparto dove la giovane padovana è ricoverata è blindato e persino il personale medico molto spesso chiede ai visitatori chi siano. Intervistato dal Corriere, Andrea Vianello, direttore di fisiopatologia respiratoria all’ospedale dell’università di Padova, afferma: "La situazione clinica di Caterina non è semplice; non si tratta solo di una affezione polmonare, ma dall’incidenza di tre o quattro altre patologie che ne complicano il decorso". Non una polmonite qualsiasi, dunque. La buona notizia è che "seppure in un contesto complesso, Caterina sta un po’ meglio". "Un tempo – continua Vianello – venivano dette “orfane”. Poco appetibili alla ricerca sperimentale e clinica. Così rimanevano poco conosciute; e si curavano, quando si poteva, con più difficoltà. Ora, si assiste a una generale inversione di tendenza. Si pensi alla Sla (sclerosi laterale amiotrofica): è una malattia rara, ma anche un nome noto al grande pubblico. Grazie alla ricerca, ai media e a altri fattori. Appunto perché si tratta di malattie rare, ci vuole la sperimentazione. E qui il ruolo dell’università è di assoluto rilievo".

E sul tema della sperimentazione sugli animali Vianello spiega: "Dico solo che esistono dei protocolli riconosciuti che prevedono fasi diverse nella sperimentazione; in alcune l’utilizzo di animali è la norma. Si pensi alla distrofia di Duchenne (patologia muscolare dell’infanzia, ndr). Come si può fare, altrimenti?".

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