Catalogna, tensione alle stelle: arrestati i leader indipendentisti Sanchez e Cuixart
Tensione alle stelle in Catalogna. Questa mattina il presidente della Generalitat catalana, Carles Puigdemont, ha risposto all'ultimatum del premier Mariano Rajoy chiedendo ulteriori due mesi di dialogo con il governo centrale, senza però chiarire – come invece richiesto da Madrid – se la Catalogna avesse dichiarato realmente l'indipendenza durante la fumosa seduta parlamentare di martedì scorso. Madrid dal canto suo non ha ritenuto esaustiva la replica di Puigdemont e ha ribadito che se entro giovedì 19 ottobre la Generalitat non rinuncerà al riconoscimento del risultato della consultazione dello scorso primo ottobre, e dunque alla dichiarazione unilaterale di indipendenza, il governo invocherà e applicherà per la prima volta nella storia della Spagna l'articolo 155.
E proprio in questo contesto che intervengono, nella serata del 16 ottobre, due arresti che potrebbero far deflagrare il conflitto nella regione catalana. La giudice della Audiencia Nacional Carmen Lamela ha convalidato la richiesta di arresto e della relativa custodia cautelare in carcere per i leader indipendentisti e presidenti di Anc e Omnium, Jordi Sánchez e Jordi Cuixart, accusati di sedizione per le manifestazioni dello scorso 20 settembre.
Secondo l'accusa, Sanchez e Cuixart avrebbero convocato e incoraggiato centinaia di persone a presentarsi nei luoghi in cui la Guardia Civil stava effettuando perquisizioni, costringendo gli agenti della polizia spagnola a barricarsi all'interno degli edifici. Durissima la reazione di Puigdemont alla notizia degli arresti: "Pretendono di incarcerare le idee, invece rafforzano il nostro bisogno di libertà", ha commentato il presidente della Generalitat.
Rischio d'arresto per il capo dei Mossos: il giudice rigetta la richiesta e impone il divieto di espatrio
Nel corso del pomeriggio si è diffusa la notizia della richiesta di arresto del comandante dei Mossos D'Esquadra, la polizia catalana, intentata dalla procura spagnola. Secondo quanto si è appreso, Josep Lluis Trapero, avrebbe dovuto essere arrestato per la presunta "inazione" dei suoi agenti, perché il 20 settembre scorso, a dieci giorni dal referendum per l'indipendenza della Catalogna, quando a Barcellona migliaia di manifestanti si riversarono in piazza contro le perquisizioni della Guardia Civil che portarono all'arresto di 14 alti funzionari catalani, i Mossos non intervenire prontamente per bloccare i disordini ma lasciarono "mano libera" ai manifestanti.
Secondo la procura l'arresto di Trapero sarebbe necessario per evitare che il capo dei Mossos continua a dare ordini contrari a quelli impartiti dal governo centrale. Nel tardo pomeriggio del 16 ottobre, però, la giudice Carmen Lamea si è pronunciata rigettando la richiesta di arresto per Trapero, che dunque resta in libertà, proibendogli però di lasciare il Paese. Per questo motivo, al capo della polizia catalana è stato ritirato il passaporto e imposto l'obbligo di firma ogni 15 giorni. Stesse misure per Teresa Laplana, intendente dei Mossos accusata anche lei di presunta "sedizione".