Cassazione: “Sequestrare i soldi della Lega ovunque siano”
"Ovunque venga rinvenuta qualsiasi somma di denaro riferibile alla Lega Nord – su conti bancari, libretti, depositi – deve essere sequestrata fino a raggiungere 49 milioni di euro, provento della truffa allo Stato per la quale è stato condannato in primo grado l'ex leader leghista Umberto Bossi". Finora sono stati bloccati 1,5mln di euro.
Queste le motivazioni della Cassazione, che ha accolto il 12 aprile scorso il ricorso del pm di Genova contro Matteo Salvini, contrario ai sequestri a ‘tappeto': "La richiesta avanzata in corso di esecuzione dal Pm di estendere l'originario provvedimento cautelare, che era finalizzato alla confisca diretta della somma di 48 milioni 696.617 euro, anche alle somme affluite in un momento successivo alla data di esecuzione del decreto di sequestro del quattro settembre 2017 sui conti e depositi riferibili alla Lega Nord, non comporta novazione", cioè non richiede un nuovo atto di sequestro. Questo perché, "l'oggetto della misura cautelare è sempre quella del decreto originario, che tra l'altro non è stata oggetto di contestazione, e cioè l'esistenza di disponibilità monetarie della percipiente Lega Nord che si sono accresciute del profitto del reato, legittimando così la confisca diretta del relativo importo, ovunque e presso chiunque custodito e quindi anche di quello pervenuto sui conti e/o depositi in data successiva all'esecuzione del provvedimento genetico".
Ad avviso dei supremi giudici, la Guardia di Finanza può procedere al blocco dei conti della Lega in forza del decreto di sequestro, emesso lo scorso 4 settembre dal pm di Genova, senza necessità di un nuovo provvedimento per eventuali somme trovate su conti in momenti successivi al decreto. Invece, secondo Giovanni Ponti, legale della Lega, le uniche somme sequestrabili sono quelle trovate sui conti "al momento dell'esecuzione del sequestro" con "conseguente inammissibilità delle richieste del pm di procedere anche al sequestro delle somme ‘depositande'", in futuro. Secondo la difesa della Lega, il pm potrebbe chiedere la confisca "anche delle somme future" solo durante il processo di appello. Ma la Cassazione ha obiettato che i soldi sui conti potrebbero non essere stati trovati al momento del decreto "per una impossibilità transitoria o reversibile", e il pm non deve dare conto di tutte le attività di indagine svolte "altrimenti la funzione cautelare del sequestro potrebbe essere facilmente elusa durante il tempo occorrente per il loro compimento".
Secondo la Cassazione la Lega, dopo la condanna di Bossi, non ha contestato la legittimità del sequestro delle somme incamerate illecitamente dall'ex leader, e solo in seguito il partito ha cercato di opporsi al sequestro delle somme che in futuro potrebbero affluire sui conti. Il Tribunale del Riesame adesso sarà chiamato a esprimersi di nuovo.
Per questa vicenda Bossi, rieletto al Senato, è stato condannato a due anni e mezzo di reclusione in primo grado, l'ex tesoriere della Lega Francesco Belsito a quattro anni e dieci mesi, a un anno e nove mesi Stefano Aldovisi, a due anni e otto mesi ciascuno Diego Sanavio e Antonio Turci (Questi ultimi tre sono stati condannati in quanto revisori dei conti della Lega).
Lo scorso venerdì era stato proprio il ministro degli Interni Matteo Salvini a tornare sulla vicenda della truffa dei rimborsi elettorali, che sarebbero stati ingiustamente riscossi da Carroccio nel periodo 2008-2010: "Quei soldi non ci sono. Sono stati spesi in dieci anni", ha detto il segretario della Lega e vicepremier.