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Caso Yara, Saviano: “Non hanno mai indagato sull’azienda del figlio del boss, inquietante”

Lo scrittore solleva alcuni dubbi personali sulle indagini del caso Gambirasio, in particolare sulle infiltrazioni della criminalità organizzata in Lombardia: “Spero che in Appello si approfondiscano queste piste”
A cura di A. P.
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"Il padre di Yara Gambirasio ha lavorato per la Lopav, un’azienda di proprietà dei figli di Pasquale Locatelli, superboss del narcotraffico, che aveva anche un appalto nel cantiere di Mapello, ma gli inquirenti non hanno mai indagato in questo senso, a me sembra inquietante", la rivelazione shock sul caso dell'omicidio della 13enne di Brembate di Sopra arriva da Roberto Saviano nel corso di un'intervista al settimanale "Oggi" che sarà in edicola giovedì. Nell'intervista, in cui tocca vari temi anche personali, lo scrittore partenopeo solleva alcuni dubbi personali sulle modalità di indagine condotte dagli inquirenti bergamaschi sottolineando in particolare alcuni filoni di indagine mai sondati che riguarderebbero le infiltrazioni della criminalità organizzata in Lombardia.

"A me sembra inquietante che non si sia indagato in quella direzione. Anche perché tutti e tre i cani molecolari usati nelle indagini, sono andati tutti dalla palestra in cui si allenava Yara al cantiere", riflette ancora Saviano rivelando inoltre che "alla festa della Lopav parteciparono tre magistrati della procura di Bergamo". "Spero che in Appello si approfondiscano queste piste" ha concluso lo scrittore in riferimento al processo di appello contro la condanna di Massimo Bossetti, il muratore di Mapello condannato in primo grado all’ergastolo per l’omicidio di Yara Gambirasio.

Saviano era già intervenuto sul caso nel suo libro "Zero zero zero", in cui definiva Pasquale Locatelli come "l'archetipo del manager della coca" e per questo era stato querelato dall'uomo, procedimento poi archiviato dai giudici. Saviano sosteneva che il padre di Yara, Fulvio Gambirasio, avrebbe testimoniato in un vecchio processo a Napoli contro Locatelli, lasciando intendere che quest'ultimo aveva buoni motivi per attuare una ritorsione contro la famiglia Gambirasio. Nel corso delle indagini però il giudice ha sentito il padre di Yara, il quale ha assicurato di non aver mai testimoniato in un processo contro Locatelli e di non avere nemici.

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