Caso Tarantini, la Procura di Napoli al lavoro per trattenere l’inchiesta
Per Berlusconi e i suoi avvocati arriva una boccata d'ossigeno. O forse no. Ieri il giudice per le indagini preliminari Amelia Primavera si è dichiarata non competente per territorialità sull’istanza di scarcerazione di Gianpaolo Tarantini, trasferendo di fatto l'inchiesta alla Procura di Roma. La decisione del gip sarebbe stata presa dopo aver esaminato la memoria difensiva presentata da Berlusconi lo scorso 13 settembre, giorno in cui il Cavaliere risultava impegnato a Bruxelles e a Strasburgo per motivi istituzionali.
Trasferimento degli atti a Roma?
Il premier avrebbe ammesso il passaggio di denaro, precisando tuttavia che le dazioni a Lavitola sarebbero avvenute a Palazzo Grazioli, quindi a Roma, così come già confermato anche dalla sua segretaria Marinella Brambilla. Pagamenti a Roma, inchiesta a Roma. O almeno così ha stabilito il gip. "Oggi il quadro è cambiato ed è possibile ragionare sulla competenza territoriale delle indagini sulla presunta estorsione a Silvio Berlusconi ordita da Lavitola, da Gianpaolo Tarantini e Angela Devenuto" si legge nell'istanza della Primavera, stretta tra la testimonianza della Brambilla, la memoria di Berlusconi e la richiesta di scarcerazione di Tarantini formulata dai legali Alessandro Diddi e Ivan Filippelli.
Tuttavia il trasferimento dell'inchiesta ai colleghi romani potrebbe non essere cosa certa. La Procura di Napoli, infatti, starebbe già progettando delle contromosse per trattenere il fascicolo. L'idea è quella di scrivere alla Procura di Roma, al fine di rivedere la questione di competenza territoriale, o allo stesso gip Primavera, chiedendo la revoca del provvedimento in base agli ultimi sviluppi delle indagini. "Siamo pronti a trasferire gli atti a Roma, anche se si stanno valutando tutte le strade possibili" ha fatto sapere il procuratore capo Giavandomenico Lepore. Insomma, la partita non è affatto chiusa. E oggi si torna in aula per decidere sulla scarcerazione di Tarantini e di Lavitola; non è chiaro però se i loro difensori, vista la decisione del gip, rinunceranno al Riesame.
Le testimonianze al Riesame
Pezzotti– oltre ad ammettere che i rapporti tra il suo datore di lavoro e Lavitola erano molto cordiali- avrebbe parlato delle sim straniere fornite dallo stesso Lavitola al Cavaliere per comunicare in maniera sicura. "Ma guarda un po', queste cose le fanno i mafiosi" sarebbe stata la reazione seccata di Berlusconi che, però, successivamente si sarebbe convinto ad utilizzare quelle utenze.
Niccolò Ghedini, invece, avrebbe raccontato di quando lui e Gianni Letta sconsigliarono a Berlusconi di non frequentare Lavitola, che ritenevano un personaggio non troppo raccomandabile. Quando il Cavaliere spiegò a Lavitola che non era stato messo nelle liste elettorali a causa del parere negativo dei suoi due collaboratori la sua reazione, spiega Ghedini "non fu particolarmente piacevole, tanto che andò in ufficio dal presidente e, parlando con Marinella, e dicendo e facendo delle minacce di tipo fisico; io posso mai frequentare uno come Lavitola che mi viene a fare minacce di tipo fisico? Io mi sono limitato a esprimere un parere e adesso dice di volermi bastonare, tant'è che se lo domandate a Marinella se lo ricorda perfettamente questo episodio".
Bruno Crea, titolare della società Andromeda, avrebbe invece raccontato di aver ricevuto da Gianpaolo Tarantini la promessa di ottenere contratti da Mediaset "grazie al suo legame e ai suoi rapporti con Berlusconi. In particolare mi disse che, grazie ai suoi rapporti con Berlusconi, avrebbe potuto fare affidare da Mediaset ad Andromeda i servizi di call center".