Caso Tarantini: la procura di Bari apre una nuova indagine su appalti e corruzione
Sono stati appena depositati gli atti dell’inchiesta pugliese sul caso Tarantini, che riguardava le escort portate nelle ville del Premier, che la Procura di Bari inizia un nuovo percorso investigativo. I giudici vogliono far luce su alcune dinamiche venute fuori dalle precedenti indagini e che vedono coinvolti, oltre allo stesso Tarantini, anche molti altri esponenti del mondo industriale ed economico italiano. L’inchiesta stralcio venuta fuori dalle indagini pugliesi dovrà capire se ci furono accordi per pilotare appalti pubblici e commesse statali.
In particolare all’attenzione dei giudici vi è un appuntamento avvenuto a Roma e intercettato dagli uomini della Guardia di Finanza in cui si discute di un appalto pubblico da 55 milioni di euro, per l’affidamento di alcuni servizi. All’incontro oltre a Tarantini parteciparono numerosi esponenti del mondo industriale pugliese ma anche dirigenti di enti pubblici. A quando si apprende dalle prime notizie il reato contestato potrebbe essere associazione per delinquere finalizzata alla turbativa d'asta e alla corruzione. I nomi degli indagati al momento non sono noti, ma presumibilmente sono quelli intercettati dalle forze dell’ordine nell’inchiesta sulle escort.
La vicenda non dovrebbe sorprendere più di tanto visto le motivazioni che alla fine hanno spinto Tarantini ad entrare in contatto con il Premier e a fornirgli i favori delle ragazze portate nelle sue ville e a Palazzo Grazioli. Tarantini puntava decisamente ad entrare nel mondo dell’industria e della finanza italiana attraverso la scorciatoia degli amici politici. L’arma consolidata di Tarantini, sperimentata più volte con Berlusconi erano le ragazze, tramite loro, infatti, cercava di corrompere i manager di grandi aziende italiane come Finmeccanica o dirigenti di aziende ed enti pubblici come la Protezione Civile. Ma sorprende ancora meno quando si pensa all’uso che di questi incontri, Tarantini e Lavitola facevano. Sono noti i tentativi di ricatto che i due hanno tentato ai danni di Silvio Berlusconi, portati alla luce dall’inchiesta napoletana.
Le ragazze e la cocaina erano la chiave per il successo, a confermarlo fu lo stesso Tarantini ai Pm che lo indagavano, e con quelli ha cercato di crearsi amicizie e connivenze tentando anche la strada politica. Le intercettazioni avevano già portato alle dimissioni di due dirigenti della holding Finmeccanica e ora rischiano di trascinare in questo vortice altri dirigenti dell’azienda. Ma nel sistema Tarantini si erano calati un po’ tutti, dopo che si era saputo della sua amicizia con il Presidente del Consiglio, a lui si rivolgevano per avvicinare il Premier e per chiedere favori.