Caso Tarantini: il procuratore capo di Bari respinge tutte le accuse
Tra le numerose intercettazioni del caso Tarantini e della presunta estorsione ai danni del Premier, quelle più sconcertanti, forse, riguardano i giudici della Procura di Bari. A detta degli intercettati Lavitola e Tarantini, i procuratori baresi stavano ritardando la chiusura delle indagini per impedire la pubblicazione delle intercettazioni scomode a Berlusconi.
A smentire quelle parole e a derubricarle come semplice millantamento di conoscenze non reali è lo stesso procuratore capo di Bari, Antonio Laudati. Il Capo della procura in un comunicato respinge punto per punto le accuse a lui rivolte sia dai colleghi delle altre procure che dai giornali. Laudati si è detto pronto a lasciare il suo incarico se anche una minima ombra sarà trovata nel suo operato o in quello della sua procura.
Il Procuratore, ribadisce con forza la sua totale estraneità ai fatti, invitando i colleghi di Napoli che indagano sul caso della presunta estorsione e i colleghi di Lecce a fare al più presto le dovute verifiche anche per permettergli di “svolgere il suo ruolo con la serenità e il dovuto prestigio che deve caratterizzare la sua funzione”. Per questo si è messo a completa disposizione dei colleghi nel caso lo volessero ascoltare. Per lo stesso motivo il procuratore ha chiesto al Ministro della Giustizia di ordinare un’ispezione presso la sua stessa procura sull'indagine in questione e sul suo operato.
Il Guardasigilli Palma probabilmente lo accontenterà presto visto che la richiesta è stata avanzata da lui stesso per autotutela. Anche il Csm, intanto, sta valutando il caso e con la richiesta degli atti a Napoli nelle prossime ore dovrebbe esaminare le carte già in possesso per capire come procedere. Su Laudati, infatti, pende già un’istruttoria scaturita dall'esposto scritto dal suo ex sostituto che denunciava illeciti commessi nell'ambito dell'inchiesta sulle escort. Il Csm ha precisato, però, che il fascicolo non ha nessun contatto con l’inchiesta appena avviata a Lecce, ma che le due indagini procederanno parallelamente.
Intanto sul fronte napoletano ieri sono stati ascoltati i due arrestati, Tarantini e la moglie. I due avrebbero confermato ai Pm le numerose somme di denaro elargite da Silvio Berlusconi, ma allo stesso tempo avrebbero smentito nuovamente il ricatto. Per Tarantini il Premier aveva preso a cuore la loro situazione, aiutandoli con uno stipendio mensile di 20mila euro più somme extra per le spese straordinarie. La famiglia Tarantini avrebbe incassato in un anno circa 350mila euro e avrebbe dovuto ricevere anche quel famoso mezzo milione finito in gran parte nelle tasche del latitante Lavitola.
I giudici si sono dichiarati soddisfatti dei due interrogatori e della collaborazione degli arrestati, così ad Angela Devenuto, riducendosi le esigenze di custodia cautelare, sono stati concessi gli arresti domiciliari, grazie però anche al fatto che sia madre di due bambini in tenera età. Per Tarantini, invece, continuerà la permanenza nel carcere di Poggioreale a Napoli.