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Caso Siri, Giuseppe Conte: “Decido io, valuterò dopo averlo incontrato e ascoltato”

Il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, assicura che sul caso Siri – il sottosegretario leghista indagato per corruzione – sarà lui a decidere: “Non sono né per le dimissioni né per altro. Valuterò dopo averlo incontrato. La mia posizione è innanzitutto ascoltare. Ma dopo l’incontro c’è il momento della decisione”.
A cura di Stefano Rizzuti
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L’ultima parola sul caso Siri spetta al presidente del Consiglio, Giuseppe Conte. A riferirlo sono fonti di Palazzo Chigi, spiegando che in questi giorni Conte incontrerà il sottosegretario leghista indagato per corruzione. Parlando con i cronisti davanti Palazzo Chigi, Conte aggiunge: “Si possono prendere decisioni anche senza aspettare che la giustizia faccia il suo corso, senza che la sentenza sia passata in giudicato”. Ma per ora il presidente del Consiglio non si sbilancia: “Non sono né per le dimissioni né per altro. Valuterò dopo averlo incontrato. Ma dopo l'incontro c’è il momento della decisione”. Conte, comunque, ritiene legittima la posizione del Movimento 5 Stelle sul caso Siri accomunandola a quella presa per il presidente dell’assemblea capitolina Marcello De Vito.

Sul caso Siri Conte prosegue: “La mia posizione è innanzitutto ascoltare. Ora non mi pronuncio, chiederò al sottosegretario di condividere la posizione finale. C’è il principio costituzionale della presunzione di innocenza, ma se si tratta di chi svolge una funzione pubblica, in politica conta anche l'etica pubblica, che impone una valutazione a caldo”. Per Conte “in questo momento il sottosegretario ha tutto il diritto di non essere infangato, di non essere disonorato”.

Conte torna anche sulla lite di ieri in Consiglio dei ministri: “Se mi sento un passacarte? Non lo sono mai stato nella vita”. Tornando sulle discussioni a Palazzo Chigi, aggiunge: “Quando si lavora ci si confronta, ci possono essere dei passaggi in cui ovviamente si hanno diverse opinioni, ci si può anche confrontare a volte direi anche in modo franco, in modo forse anche ruvido, ma non potete isolare una dichiarazione, una frase, che poi viene semmai mal riportata all'esterno. Quella singola frase, quella singola battuta non può sintetizzare quelle che ieri sono state quattro, cinque ore di lavoro”. Le fratture – assicura ancora Conte – “si ricompongono con la dialettica”.

Per quanto riguarda l’aumento dei prezzi del carburante, il presidente del Consiglio replica: Noi lavoriamo per non precipitare il Paese in un clima di austerity che soffocherebbe la crescita economica”. Infine, c’è il tema del 25 aprile e della mancata partecipazione del ministro dell’Interno Matteo Salvini alle celebrazioni: “Se sono dispiaciuto che domani il vicepremier Salvini sarà a Corleone e non a Roma per il 25 aprile? Io rispondo delle mie scelte”.

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