Caso Ruby: invito a comparire per Nicole Minetti, nelle intercettazioni offende Silvio Berlusconi
Nuovi documenti trasmessi dal Presidente Gianfranco Fini alla Giunta per le autorizzazioni a procedere. La Procura di Milano invita il consigliere regionale Nicole Minetti a comparire davanti ai giudici. I due fatti sembrerebbero strettamente connessi. Al vaglio della Camera ci sono ora nuovi documenti, 227 pagine con documentazione integrativa delle 389 cartelle già inviate lo scorso 14 gennaio al vaglio della Giunta per le autorizzazioni a procedere. Gli atti sono stati trasmessi in relazione alla richiesta di perquisizioni domiciliari nei confronti del Presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi. Si allarga la quantità di intercettazioni legate allo scandalo Ruby e finalizzate a permettere la perquisizione degli uffici di Giuseppe Spinelli, tesoriere del Presidente del Consiglio e delegato al pagamento delle ragazze che prendevano parte ai festini del Bunga Bunga.
Scioccanti le nuove intercettazioni diffuse dall'Ansa e lette in diretta su RaiNews. Nicole Minetti, negli scorsi giorni, avrebbe usato pesantissime parole per definire il comportamento di Silvio Berlusconi: "E un pezzo di merda. Se vuole vedermi mi chiama lui, ma se vado ci vado con gli avvocati … non me ne fotte un cazzo se lui è il presidente del Consiglio o, cioè, è un vecchio e basta. A me non me ne frega niente, non mi faccio prendere per il culo. Si sta comportando da pezzo di merda pur di salvare il suo culo flaccido (…) Adesso fa finta di non ricevere chiamate, ma quando si cagherà addosso per Ruby chiamerà e si ricorderà di noi".
La nuova documentazione giunge a supporto dell'invito a comparire recapitato al consigliere regionale Nicole Minetti, indagata per induzione e favoreggiamento della prostituzione, anche minorile. Era compito della Minetti – secondo la tesi accusatoria dei Pm milanesi coordinati da Ilda Boccassini – gestire le spese delle ragazze stipate negli appartamenti di via Olgettina, ma recentemente sfrattate per danni al decoro del palazzo. L'igenista dentale di Silvio Berlusconi avrebbe provveduto, assieme a Giuseppe Spinelli, a pagare le ragazze per le prestazioni sessuali e gestire gli affitti e le bollette degli appartamenti, nei quali sono stati rinvenuti durante le perquisizioni giocattoli sessuali e gadget del Milan.
In una nota del procuratore capo di Milano, Edmondo Bruti Liberati, si legge:
“In seguito alle perquisizioni effettuate a Milano il 14 gennaio 2011 e ad ulteriori atti di indagine, sono emersi nuovi elementi a sostegno dell'ipotesi che presso gli uffici di Giuseppe Spinelli si trovino atti e documenti relativi alle vicende di cui alla richiesta avanzata nella stessa data del 14 gennaio alla Camera dei Deputati di autorizzazione a eseguire la perquisizione degli uffici siti in Segrate (…) Questa procura ha ritenuto doveroso portare a conoscenza della Camera dei Deputati tali ulteriori elementi che emergono dall'invito per la presentazione di persona sottoposta a indagini notificato a Nicole Minetti”.
Parla anche il ministro delle pari opportunità Mara Carfagna, una delle donne preferite dal Presidente Berlusconi ma recentemente caduta in disgrazia a causa delle sue posizioni sull'emergenza rifiuti in Campania. Il ministro afferma che siamo di fronte ad un “atto di persezione, spionaggio e invadenza senza precedenti nella storia della Repubblica italiana, con la casa del presidente del Consiglio tenuta sotto osservazione da più di un anno”. La Carfagna tiene a precisare che non le spetta dare un “giudizio morale” su quanto accade e sui comportamenti non accertati del Presidente del Consiglio: “Se verrà accertato che i fatti che leggiamo sui giornali corrispondono al vero, il mio giudizio andrà in una direzione, sennò andrà in un'altra”. Il ministro dell'ambiente, Stefania Prestigiacomo, si rifà ai moniti provenienti dal mondo cattolico: “I rapporti tra governo e Vaticano sono ottimi ed esiste una positiva sintonia fra le iniziative del governo e la sensibilità del mondo cattolico”, ma Famiglia Cristiana torna a denunciare il clima di immoralità raggiunto ai vertici del Governo: “La misura era colma. Così come l'indignazione. Al punto che era impossibile tacere di fronte alle squallide vicende del presidente del Consiglio” si legge nell'editoriale di Antonio Sciortino, in risposta alle quattro pagine di lettere di protesta dei lettori pubblicate dal settimanale.