Il video messaggio di Silvio Berlusconi sul caso Ruby Rubacuori non è che l'ultimo atto di una vicenda che da giorni sta occupando le prime pagine dei giornali e i cui risvolti potrebbero accellerare una crisi di Governo che sembrava allontanarsi dopo la votazione di fiducia del 14 dicembre. Infatti, al di là del "gossip presidenziale", con il toto – fidanzata che sta impazzando in Rete e sui social network, la vicenda merita grande attenzione e soprattutto considerazione in relazione ai suoi sviluppi futuri.
Come ben messo in evidenza da un approfondimento de "L'Espresso", infatti, i fatti in questione sono ben lontani dal poter essere archiviati come "bufale, chiacchiere o semplici petardi mediatici", per un'inchiesta che vede il Presidente del Consiglio indagato per reati di una certa rilevanza: prostituzione minorile, in violazione della legge numero 38 del 2006 ("Chiunque compie atti sessuali con un minore di età compresa tra i quattordici e i diciotto anni, in cambio di denaro o di altra utilità economica, è punito con la reclusione da sei mesi a tre anni e con la multa non inferiore a euro 5.164"); concussione, secondo l'articolo 317 del codice penale nella sua formulazione approvata con la legge 26 aprile 1990 ("Il pubblico ufficiale o l'incaricato di un pubblico servizio che, abusando della sua qualità e dei suoi poteri costringe o induce taluno a dare o promettere indebitamente, a lui o ad un terzo, denaro od altra utilità, è punito con la reclusione da quattro a dodici anni"), reato che viene contestao "per induzione non costrizione".
Chiaramente la Procura fa riferimento alla nota vicenda del 27 maggio scorso, data nella quale il Cavaliere avrebbe telefonato alla Questura di Milano per chiedere il rilascio della giovane marocchina, asserendo si trattasse della "nipote di Mubarak" e spingendo per l'affidamento al consigliere regionale Nicole Minetti (anche lei implicata nella vicenda). Ad avvalorare le accuse ci sarebbero anche delle testimonianze di altre ragazze invitate ad Arcore, alcuni tabulati telefonici che rivelano la presenza della giovane marocchina in casa del Cavaliere, nonchè il materiale ritrovato durante le perquisizioni in casa della stessa Ruby e dell'ex igienista dentale. Proprio intorno alle perquisizioni è scoppiato un altro caso nella giornata di ieri, quando Giuseppe Spinelli, descritto da molti come il tesoriere di Arcore, ha impedito che gli inquirenti entrassero in uffici "appartenenti alla segreteria politica di Silvio Berlusconi" e rendendo di fatto necessario il ricorso dei Giudici alla giunta per le autorizzazioni della Camera, la quale si riunirà mercoledì e deciderà in base alle trecento pagine che costituiscono la base documentale e probatoria dell’inchiesta.
In tale faldone vi sarebbero anche le "prove certe" dei rapporti sessuali intercorsi tra il Presidente del Consiglio e Ruby, avvenuti secondo la procura "dal febbraio al maggio 2010, in modo continuo e dietro pagamento di ingenti somme di denaro". In tal senso va interpretata anche la determinata difesa di Berlusconi che, secondo una Ansa delle ultime ore, avrebbe deciso di non presentarsi alla convocazione dei magistrati, che lo avevano convocato in un giorno a sua scelta 21, il 22 e il 23 gennaio. In particolare, come sottolineato anche nel messaggio inviato agli italiani, viene giudicata assurda ed inconcepibile l'idea di aver pagato per avere un rapporto sessuale e soprattutto i legali del premier (stando a quanto riportato sempre da L'Espresso) puntano a "negare, semplicemente, che i rapporti sessuali ci siano mai stati, contando sul fatto che la stessa Ruby nega di averne avuti e che eventuali telefonate tra ragazze in proposito sarebbero, secondo Ghedini, soltanto chiacchiere al limite della mitomania, non prove giudiziari".
La questione però ha anche aspetti che vanno al di là della pur intricata vicenda giudiziaria (non sono esclusi colpi di scena clamorosi, proprio dall'analisi delle carte inviate alla Commissione della Camera), ma si innestano all'interno del clima politico infuocato degli ultimi giorni. La parziale bocciatura del Legittimo Impedimento, infatti, nonostante il malcelato tentativo di "guardare il bicchiere mezzo pieno con l'impianto della legge non smantellato", obbliga l'entourage del Presidente del Consiglio a fare i conti con una inchiesta che non potrà non avere conseguenze politiche. Non sono in pochi del resto, ad ipotizzare che la "bomba ad orologeria" (come è stata definita da ambienti vicini alla maggioranza di Governo) convincerà Berlusconi a dimettersi e a portare il Paese alle elezioni anticipate per una campagna elettorale dominata dunque dal tema della persecuzione giudiziaria. Al tempo stesso, però, si tratta di una scelta molto rischiosa, dal momento che bisognerebbe fare i conti con i mal di pancia della Lega (che ancora aspetta l'attuazione del federalismo fiscale) e soprattutto con la reazione dell'elettorato moderato, che potrebbe essere negativamente influenzato da uno scandalo sessuale che stavolta sembra coinvolgere una ragazza minorenne all'epoca dei fatti incriminati.