Caso Perna, disposte ulteriori indagini. Ma quanti ritardi
Sul caso di Federico Perna, morto nel carcere di Poggioreale con il volto e il corpo martoriati dalle sofferenze, la Procura di Napoli continua a indagare: il pm Luigi Musto ha disposto ulteriori indagini. Questa è la notizia positiva, per tutti quelli che vogliono che sia fatta piena luce sulla morte del giovane. Poi ci sono le notizie negative: una di queste è che sul fronte delle indagini difensive, per gli avvocati Camillo Autieri e Fabrizio Cannizzo è una corsa a ostacoli. "La Procura di Viterbo non ci risponde – spiega Camillo Autieri – Abbiamo fatto le stesse richieste di autorizzazione a Napoli e a Viterbo", dove il povero Federico Perna, gravemente ammalato di epatite C, cirrosi epatica e tossicodipendente, era stato prima di essere trasferito a Poggioreale. "A Napoli, almeno, ci hanno risposto – continua – e le indagini stanno proseguendo, anche se non riusciamo ancora a ottenere l'autorizzazione a procedere con gli interrogatori, che invece il pm ha terminato già da diverse settimane. Spero che il pubblico ministero ci consenta di iniziare quanto prima". A Viterbo, niente. Eppure i legali della madre di Perna, Nina Scafuro, hanno chiesto più volte. Senza l'ombra di un riscontro: "Non ci fanno avere nemmeno la copia delle cartelle sanitarie di Federico. L'unica informazione che ci è stata data è il nome del magistrato di sorveglianza competente. A parte questo, silenzio totale. Non siamo per niente coadiuvati nelle indagini".
MORTO IN CARCERE – Nell'autopsia disposta dalla Procura, che esclude le percosse e addebita tutto a un problema cardiaco del ragazzo, "ci sono zone d'ombra che andranno chiarite nelle sedi opportune – rimarca l'avvocato Autieri – Il dubbio che il detenuto abbia subito dei maltrattamenti resta. Ci sono alcuni passaggi della perizia che vanno assolutamente approfonditi". Secondo gli avvocati, non c'è risposta certa in merito a questioni importanti, che riguardano la salute del ragazzo, davvero malferma e sempre in peggioramento durante la detenzione, ma anche altri dettagli. Come una grossa ecchimosi alla mano, le macchie sul volto, una estesa ustione sul braccio e i vestiti imbrattati di sangue. Dunque le ipotesi di maltrattamenti restano ben ferme, come Federico stesso ha gridato e denunciato più volte (in questo articolo le denunce scritte dal carcere di Viterbo, ndr). "E come poi, nel corso del tempo successivo alla sua morte, svariate fonti hanno dato seguito", rivela Autieri.
CELLA ZERO – Su Poggioreale pesa anche un'altra inchiesta, quella sulle presunte violenze e sull'esistenza di una "cella zero", denunciata proprio dalle pagine di Fanpage.it. "Anche noi abbiamo ricevuto e riceviamo tutt'ora una innumerevole serie di testimonianze – spiegano gli avvocati – che vanno a descrivere un ambiente tutt'altro che facile e pacifico". Sulla presunta ‘cella zero', ricorda Autieri, "lo ha detto anche la dottoressa Adriana Tocco, garante dei detenuti della Campania: se ci sono molte denunce, è più difficile credere a una allucinazione collettiva".