Caso Orlandi, il fratello chiede verità su Emanuela e lancia un appello a Papa Benedetto XVI
Sono passati ventotto anni dalla misteriosa scomparsa di Emanuela Orlandi, una cittadina vaticana, di cui si persero le tracce, quando la ragazza aveva appena 15 anni. Il fratello di Emanuela, Pietro Orlandi, vuole riaccendere l’attenzione dei media su questo caso di cronaca che non trova ancora né una risposta, né una spiegazione. Per queste ragioni, l’uomo ha sottoscritto una petizione rivolta a Benedetto XVI, affinché lo aiuti a fare chiarezza sulla scomparsa della sorella. Ecco il testo completo della petizione online, a cui ciascuno di noi può aderire, inviando una mail a petizione.emanuela@libero.it:
Sua Santità, mi rivolgo a Lei nella sua duplice veste di capo di Stato e di rappresentante di Cristo in terra, per chiederLe di porre in essere tutto ciò che è umanamente possibile per accertare la verità sulla sorte della Sua connazionale Emanuela Orlandi, scomparsa a Roma il 22 giugno 1983. Il sequestro di una ragazzina è offesa gravissima ai valori religiosi e della convivenza civile: a Emanuela è stata fatta l'ingiustizia più grande, le è stata negata la possibilità di scegliere della propria vita. Confido in un Suo forte e ispirato intervento perchè, dopo 28 anni, gli organi preposti all'accertamento della verità (interni ed esterni allo Stato Vaticano) mettano in atto ogni azione e deliberazione utili a fare chiarezza sull'accaduto. Un gesto così cristiano non farebbe che dare luce al Suo altissimo magistero, liberando la famiglia di Emanuela e i tanti che le hanno voluto bene dalla straziante condanna a un'attesa perenne".
La storia di Emanuela Orlandi – La giovane, nel giorno della scomparsa, si stava avviando a scuola, percorrendo la solita strada che dal Vaticano le permetteva di raggiungere l’istituto scolastico. Durante il tragitto, viene avvicinata da uno sconosciuto che le offre un lavoro ben remunerato, come rappresentante di cosmetici. L’uomo era a bordo di una Bmv di colore scuro. La ragazza non si fece convincere subito dalla allettante proposta: per questo, disse a l’uomo che prima di accettare il lavoro, avrebbe dovuto chiedere il permesso ai genitori. Per questo motivo, la quindicenne chiamò a casa e spiegò l’incontro e la proposta di lavoro alla famiglia. Quella telefonata fu l’ultimo contatto che la giovane ebbe con i suoi parenti. In un primo momento, si pensò che la ragazza si fosse allontanata spontaneamente, ma, nel tempo, questo caso di cronaca nera, tuttora irrisolto, ha coinvolto lo Stato Vaticano, lo Stato Italiano e anche un esponente della banda della Magliana, una delle bande criminali più potente di Roma, coinvolta anche in altri casi di cronaca, come l’attentato al Papa Giovanni Paolo II. Enrico De Pedis sarebbe stato l'uomo che avrebbe avvicinato la giovane: questo è quanto emerse dalla testimonianza di un vigile urbano, che al momento, si trovava sul posto. Le indagini, però, non proseguirono, in quanto il criminale della banda della Magliana era in latitanza all'estero.
Ipotesi del rapimento/scomparsa – Emanuela Orlandi sarebbe stata rapita su ordine del Monsignor Paul Marcinkus e uccisa e il corpo, infine, gettato in una betoniera a Torvaianica. Questa la testimonianza di Sabrina Minardi, ex compagna di Enrico De Pedis. Una versione che ha fatto sprofondare nello sconforto la famiglia Orlandi: ma, a giugno 2011, durante la presentazione del libro di Pietro Orlandi “Mia sorella Emanuela”, arriva una telefonata in trasmissione, che mette in discussione la versione fornita dall’ex fiamma di De Pedis. A chiamare è un agente del sismi, il quale dichiara che Emanuela Orlandi è ancora viva e che alloggia in un manicomio in Inghilterra, dove, sin dal primo momento, sarebbe stata sedata, per evitare la fuga, aggiungendo che la giovane sarebbe stata rapita, perché il padre conosceva affari loschi, che riguardavano riciclaggi di denaro sporco, legati all'Antonveneta.