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Caso Milanese: negato l’arresto per l’ex braccio destro di Tremonti, accusato di corruzione

Respinta dall’Aula la richiesta di arresto del deputato Pdl. 312 voti contrari e 305 favorevoli. La magistratura di Napoli aveva chiesto il suo arresto per i reati di associazione per delinquere, corruzione e rivelazione di segreto di ufficio.
A cura di Biagio Chiariello
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Respinta la richiesta d'arresto per l'ex braccio destro di Tremonti

Mezzogiorno di fuoco a Montecitorio. Alle 12 si decideva sulla richiesta di arresto del deputato Marco Milanese. Pochi minuti fa in un'Aula della Camera semivuota il dibattito che precedeva il voto nei confronti di colui che da ieri sera è un ex deputato Pdl ("Sono estraneo ai fatti che mi vengono contestati, ma intanto mi autosospendo dal Pdl. Vi rientrerò a pieno titolo quando sarà stata fatta chiarezza"). L'autorizzazione all'arresto è stata decisa a scrutinio segreto con il sistema elettronico, nonostante le richieste del capogruppo del partito del premier, Fabrizio Cicchitto, che aveva spinto per le "palline" (ogni deputato inserisce in un’urna una pallina rossa o nera a secondo se vuole autorizzare o negare) strumento più "controllabile" rispetto a quello elettronico, ma utilizzabile – come ha fatto notare il Presidente della Camera, Gianfranco Fini, che ha ricordato che ogni singolo deputato anche in caso di voto segreto è libero di far conoscere la sua scelta – solo in caso di guasto di quello elettronico.

Pochi minuti dopo le 12 il responso: la Camera respinge la richiesta d'arresto. Accolta con 312 voti favorevoli e 305 contrari, la proposta contraria all'arresto formulata dalla giunta per le autorizzazioni a procedere.

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Ma chi è Marco Milanese? E' nato a Milano l’8 settembre 1959. Ex ufficiale della Guardia di Finanza, è laureato in giurisprudenza e in scienza della sicurezza economico finanziaria. Nella XIV legislatura entra a far parte dello staff di Giulio Tremonti, di cui è rimasto braccio destro almeno fino a quando lo scandalo P4 lo ha indotto a dimettersi dall'incarico di consigliere politico del Ministro dell'Economia. Nel 2008 viene eletto nelle liste elettorali campane da Nicola Cosentino “per fare un favore a Tremonti, ché a Milano, regno del berlusconismo, era interminabile la lista dei pretendenti al seggio parlamentare” , scriveva Conchita Sannino su Repubblica. Descritto come un tipo schivo e con pochissime amicizie in Transatlantico (salvo per lo stesso Cosentino, e il conterraneo Luigi Cesaro, oltre che i "tremontiani" (come Jannone e Conte) e lo stesso Giulio con cui era finito a vivere sotto lo stesso tetto a Roma, proprio dietro il Parlamento: un lussuoso appartamento da 8.500 euro al mese dietro cui ,per i pm napoletani, potrebbe celarsi una tangente. La magistratura di Napoli aveva chiesto il suo arresto per i reati di associazione per delinquere, corruzione e rivelazione di segreto di ufficio.

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