Caso Lusi: niente accordo, il Gip sequestra le società del Senatore
Nessun accordo tra il senatore Luigi Lusi e i vertici dell'ex partito della Margherita sulla restituzione degli oltre 13 milioni di euro sottratti dall'ex tesoriere, così la magistratura decreta il sequestro di tutti i beni delle società riconducibili all'imputato. La svolta nella decisione dei pm di Roma è arrivata dopo la conferma che nessun accordo era possibile tra le parti e dunque, per evitare la vendita di quei beni acquisiti con i soldi del partito, i giudici hanno imposto il sequestro preventivo.
Nessun accordo tra Lusi e la Margherita – L'ex senatore del Pd aveva promesso di voler restituire una parte dei soldi, così la magistratura aveva evitato di chiedere il sequestro, ma poiché non si è arrivati ad alcuna intesa tra i legali delle parti sulla somma da restituire il sequestro è scattato immediatamente. Per i responsabili della Margherita la fideiussione con cui Lusi garantiva la restituzione dei soldi era insufficiente, così come il patrimonio accumulato. Il procuratore aggiunto Alberto Caperna e il sostituto Stefano Pesci, dunque, hanno chiesto l'applicazione dei sigilli sia alle ville comprate con i fondi distratti da conti del partito, sia alle società immobiliari beneficiarie dei bonifici e attraverso le quali Lusi realizzava i suoi acquisti. Con la decisione affermativa del Gip ieri la Guardia di Finanza ha sequestrato le quote e i patrimoni delle società "TTT" e "Paradiso Immobiliare".
Restano da chiarire centinai di movimenti sui conti correnti del partito – La vicenda Lusi però deve essere ancora tutta da chiarire e i Pm stanno cercando di capire se, oltre all'ammissione di colpa di Lusi su quei tredici milioni, non vi siano altri fondi distratti dai conti della Margherita verso affari poco chiari. Sotto osservazione ci sono i movimenti fatti tra il 2007 e il 2011 che riguarderebbero una somma complessivamente molto superiore ai 13 milioni fin qui accertati. Per chiarire la questione i Pm hanno voluto ascoltare come persona informata dei fatti il direttore generale della Margherita e responsabile della contabilità, Giuseppe De Meo. Lo scopo è quello di ricostruire le centinai di operazioni svolte sui conti del partito, con l'ammontare dei pagamenti e le causali a partire dal libro contabile che lo stesso De Meo annotava.
Rutelli chiama in causa i vecchi partiti fondatori della Margherita – Della vicenda torna a parlare l'ultimo segretario del partito, Francesco Rutelli, che in una lettera agli allora colleghi ha risposto ad alcune insinuazioni, ricordando che dopo il 2007 la Margherita ha finanziato esclusivamente il Pd in cui si era fusa e nessuna formazione di fuoriusciti come l'Api. Ma Ruteli tiene a precisare soprattutto che molti di quei 220 milioni di euro raccolti dal partito nel corso della sua attività, dal 2001 ad oggi, sono finiti nelle casse degli ex partiti che lo hanno fondato. Un chiaro avvertimento agli ex centristi responsabili di partiti alcuni dei quali, "si sono presentati alle elezioni l'ultima volta 13 anni fa" e hanno ancora grandi patrimoni.