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Caso Enrica Lexie, si rischia l’incidente diplomatico tra Italia e India

Secondo le autorità indiane, sarebbero stati due militari italiani a bordo della petroliera Enrica Lexie ad uccidere due pescatori al largo delle coste del Kerala. Diversa la versione sostenuta dall’Italia, per il quale la nave avrebbe respinto un attacco di pirati.
A cura di Biagio Chiariello
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Caso Enrica Lexie si rischia l incidente diplomatico tra Italia e India

I rapporti tra Italia e India sono sempre più tesi, dopo l'incidente di mercoledì scorso in cui sono rimasti uccisi per errore due pescatori (Ajesh Binki, di 25 anni, e Jalastein, di 45) al largo delle coste del Kerala. I due indiati sono stati freddati dai militari del battaglione San Marco, a bordo della petroliera "Enrica Lexie", dopo essere stati scambiati per pirati. La situazione ha rischiato di prendere una brutta piega quando in mattinata sulla nave sono salite le autorità indiane che hanno chiesto di prendere in consegna due militari. «È una questione di diritto internazionale, i nostri non scendono» avrebbero risposto gli italiani, adducendo un «difetto di giurisdizione». A ben vedere, la consegna dei militari italiani sarebbe contrastante con le normative vigenti. L’incidente, ammesso che sia attestata la connessione tra l’arrembaggio alla Lexie e l'uccisione dei pescatori, ha avuto luogo in acque internazionali, dove quindi va applicata la giurisdizione dello stato di bandiera della nave, appunto l’Italia.

A lavoro una delegazione italiana di alti funzionari per fare luce sulla vicenda. La telefonata del Ministro degli esteri italiano, Giulio Terzi, alla sua controparte indiana, S M Krishna, alla fine ha portato ad un accordo e i due militari, ritenuti da Nuova Delhi coinvolti nella morte dei due pescatori, sarebbero ora già nelle mani della polizia indiana pronti per essere interrogati. Tuttavia, il caso è tutt'altro che risolto: dall’Italia è partita una delegazione composta da rappresentanti dei dicasteri degli Esteri, della Difesa e della Giustizia per tentare una mediazione e «approfondire i diversi aspetti del caso e avviare una concreta collaborazione con l'obiettivo di stabilire la verità dei fatti oltre ogni dubbi», come assicurato da Terzi al suo omologo indiano. «Le informazioni in nostro possesso indicano chiaramente che i pescatori indiani non avevano armi o munizioni a bordo della loro imbarcazione», ha detto S M Krishna, testimoniando a Terzi «la forte reazione e agitazione dell'opinione pubblica nel Kerala».

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