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Aggiornamenti sul caso Emanuela Orlandi

Caso Emanuela Orlandi, parla l’uomo del flauto: “Partecipai al sequestro”

L’uomo che ha recentemente fatto ritrovare il flauto che apparteneva alla cittadina vaticana scomparsa quasi trenta anni fa continua a fare rivelazioni che, se confermate dalle indagini, potrebbero portare alla svolta decisiva sul caso.
A cura di Susanna Picone
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L’uomo che ha recentemente fatto ritrovare il flauto che apparteneva alla cittadina vaticana scomparsa quasi trenta anni fa continua a fare rivelazioni che, se confermate dalle indagini, potrebbero portare alla svolta decisiva sul caso.
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Sono trascorsi quasi trent’anni dalla sparizione di Emanuela Orlandi, la cittadina vaticana di cui non si ha più traccia dal 22 giugno 1983, ed ecco che arriva quella che, se confermata, rappresenterebbe una vera svolta nelle indagini. L’uomo che ha fatto ritrovare il flauto che apparteneva alla ragazza ha continuato a fare delle rivelazioni che dovranno essere confermate dalle indagini. Il superteste, in una deposizione che sa di autodenuncia, ha raccontato al procuratore aggiunto Giancarlo Capaldo e al pm Simona Maisto, di essere stato “uno dei principali telefonisti” del sequestro Orlandi, che sarebbe stato organizzato “dal nucleo di intelligence di cui facevo parte per esercitare pressioni sulla Santa Sede”. Il giorno del rapimento della Orlandi il testimone racconta di essere stato “appostato per scattare fotografie alla Bmw su cui c'era De Pedis”. Lui stesso avrebbe poi incontrato molte volte Emanuela “che restò a Roma fino al dicembre del 1983”. Ma perché il testimone parla solo dopo trenta anni? La “spinta” l’avrebbe data il nuovo clima che c’è in Vaticano da quando è stato eletto il nuovo Papa.

Il testimone rivela particolari fondamentali anche sulla sparizione di Mirella Gregori, scomparsa un mese e mezzo prima della Orlandi. Entrambe sarebbero state rapite dal gruppo che agiva come “lobby di controspionaggio” per condizionare la Curia. L'uomo parla per le due ragazze di “allontanamento volontario”: Mirella si sarebbe innamorata di un operatore dei servizi che poi seguì in Francia, mentre Emanuela sarebbe stata convinta a salire sull'auto di fronte al Senato da un'amica. Emanuela Orlandi, assicura il testimone, “non subì violenze, visse in due appartamenti e in due camper, le procurammo un pianoforte e la rassicuravamo dicendole che la famiglia era al corrente”, ma dal dicembre 1983 il presunto telefonista non fornisce altri dettagli e ipotizza che la cittadina vaticana, trasferita all'estero nei sobborghi di Parigi, potrebbe essere ancora viva. La Procura è al lavoro per trovare riscontri a tali dichiarazioni.

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