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Processo sulla morte di Stefano Cucchi

Caso Cucchi, svolta dell’Arma: “Pronti a costituirci parte civile contro carabinieri infedeli”

Il comandante dei carabinieri, il generale Giovanni Nistri, inun lettera ha annunciato a Ilaria Cucchi quella che appare come una vera e propria svolta nell’atteggiamento dell’Arma sul caso di Stefano. L’Arma è pronta a costituirsi parte civile nel processo a carico dei carabinieri coinvolti nel depistaggio nel caso in cui dalle indagine emergesse un chiaro danno di immagine.
A cura di Antonio Palma
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"Abbiamo la vostra stessa impazienza che su ogni aspetto della morte di Suo fratello si faccia piena luce e che ci siano infine le condizioni per adottare i conseguenti provvedimenti verso chi ha mancato ai propri doveri e al giuramento di fedeltà", con questa lettera fatta recapitare nei giorni scorsi a Ilaria Cucchi, sorella di Stefano, il comandante dei carabinieri, il generale Giovanni Nistri, ha annunciato quella che appare come una vera e propria svolta nell'atteggiamento dell'Arma sul caso Cucchi e cioè la volontà di mettere da parte tutti i militari ritenuti coinvolti nella vicenda, compresi gli alti ufficiali  accusati di depistaggio e contro i quali si attende il rinvio a giudizio. Come rivela Repubblica, infatti, a corredo della missiva  la famiglia Cucchi è stata informata della volontà della stessa Arma di costituirsi parte civile nel processo a carico dei carabinieri coinvolti nel depistaggio nel caso in cui dalle indagine emergesse un chiaro danno di immagine.

"La stragrande maggioranza dei carabinieri, come lei stessa ha più volte riconosciuto, e di ciò la ringrazio, crede nella giustizia e riteniamo doveroso che ogni singola responsabilità nella tragica fine di un giovane vita sia chiarita, e lo sia nella sede opportuna, un’aula giudiziaria" ha scritto Nistri, aggiungendo:" Comprendiamo l’urgenza e la necessità di giustizia, così come lo strazio di dover attendere ancora. Ma gli ulteriori provvedimenti, che certamente saranno presi, non potranno non tenere conto del compiuto accertamento e del rado di colpevolezza di ciascuno. Ciò vale per il processo in corso alla Corte d’Assise. E ciò varrà indefettibilmente anche per la nuova inchiesta avviata dal Pubblico Ministero nella quale saranno giudicati coloro che oggi si sono avvalsi della facoltà di non rispondere". "Io per primo, e con me i tanti colleghi, oltre centomila, che ogni giorno rischiano la vita, soffriamo nel pensare che la nostra uniforme sia indossata da chi commette atti con essa inconciliabili e nell’essere accostati a comportamenti che non ci appartengono" ha concluso il generale.

"La lettera è stata per me un momento emotivamente molto forte. Perché è arrivata dopo anni in cui io e la mia famiglia ci siamo sentiti traditi" ha ammesso Ilaria Cucchi a proposito della lettera, rivelando che c'è l’impegno personale di Nistri a chiedere alla Presidenza del Consiglio l’autorizzazione a costituire l’Arma come parte civile nel processo. "So che nulla è ancora deciso. E che in ogni caso bisognerà attendere la richiesta di rinvio a giudizio per gli otto ufficiali indagati per il depistaggio. Ma ne ho parlato con il generale Riccardi, portavoce del Comandante che mi ha assicurato come l’ipotesi sia concreta. Sarebbe bellissimo" ha dichiarato al quotidiano la sorella si Stefano Cucchi. "Queste scelte danno fiducia. Lo Stato Deve, a fronte di provati comportamenti infedeli dei suoi uomini, far capire che non sta a guardare e che sanziona. Chi sbaglia, paga" ha commentato invece il Presidente della Commissione Antimafia Nicola Morra

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