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Processo sulla morte di Stefano Cucchi

Caso Cucchi, processo d’appello. Il Procuratore Generale: “Condannate agenti e infermieri”

Mario Remus, procuratore generale, nella sua requisitoria in avvio del processo d’appello sulla morte di Stefano Cucchi, ha chiesto condanne per tutti gli imputati: “La vittima è stata aggredita dagli agenti che ne avevano la custodia e il fatto è avvenuto dopo l’udienza di convalida”.
A cura di Davide Falcioni
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Stefano Cucchi è stato "aggredito dagli agenti che ne avevano la custodia e il fatto è avvenuto dopo l'udienza di convalida". A sostenerlo, nella requisitoria che ribalta l'esito del processo di primo grado, è stato il procuratore generale Mario Remus in occasione – stamani – dell'avvio del processo d'appello sulla morte del 31enne deceduto all'Ospedale Pertini di Roma a sette giorni dall'arresto per droga. Per l'accusa il romano venne brutalmente aggredito nelle celle del Palazzo di Giustizia poco dopo l'udienza di convalida dell'arresto: non solo, Cucchi sarebbe anche stato abbandonato da medici e infermieri che lo avevano in custodia al Pertini. Per questa ragione Remus ha chiesto la condanna di tutti gli imputati del processo, che in primo grado si era concluso con una sentenza di colpevolezza per sei medici e l'assoluzione dei tre agenti di polizia e dei sei infermieri dell'ospedale.

Il Procuratore Generale: "Condannate a 2 anni di reclusione gli agenti penitenziari per lesioni volontarie e a un anno gli infermieri coinvolti"

Mario Remus nella sua requisitoria ha chiesto: "Condannate a 2 anni di reclusione gli agenti penitenziari per lesioni volontarie e a un anno gli infermieri coinvolti. La vittima è stata aggredita dagli agenti che ne avevano la custodia e il fatto è avvenuto dopo l'udienza di convalida. C'è la prova che Stefano non avesse segni di aggressione violenta prima di arrivare in udienza. Tant'è che ha battibeccato, si è alzato più volte, ha scalciato un banco; certo non avrebbe potuto farlo e fosse stato fratturato". Secondo il rappresentante dell'accusa quindi il pestaggio sarebbe avvenuto poco prima dell'ingresso di Stefano Cucchi in carcere: "La localizzazione delle lesioni sul corpo di Stefano – ha aggiunto – non porta a credere che siano state causate da una caduta accidentale, bensì da una aggressione vera e propria. Stefano era di una magrezza eccezionale; il suo esile corpo ha scattato la fotografia di un'aggressione volontaria e intenzionale".

Il PG: "Trascuratezza dei medici ingiustificabile"

Ma oltre alle responsabilità degli agenti secondo Remus ci sarebbero quelle dei medici, che non avrebbero garantito cure adeguate e che per questo meriterebbero pene più severe di quelle comminate nel processo di primo grado: "La trascuratezza dei medici appare ingiustificabile. Stefano entra in stato di detenzione in condizioni fisiche già precarie, magro, emaciato, con poca massa muscolare. Era un paziente fisicamente difficile che richiedeva cure particolari e non ordinarie". Accuse, queste ultime, che oltre ai medici vengono rivolte anche agli infermieri. Uno di loro, tuttavia, ha voluto rendere una dichiarazione spontanea: "Speravo di non dovere più mettere piedi in un'aula di tribunale dopo la sentenza di primo grado che mi ha visto assolvere con formula piena ma oggi mi ritrovo qui a dovermi giustificare nuovamente per la morte di Stefano Cucchi. Sono passati 5 anni da quel giorno, 5 anni in cui mi è cambiata la vita, gli affetti, il lavoro e la salute. Io sia il 18 che il 19 ottobre nemmeno ero in servizio e sono proprio questi due giorni ad esserci contestati. Ci è stato detto di non aver fatto l'Ecg a Stefano. Ma come avrei potuto farlo se non c'ero? Come si fa ad imputarmelo?".

Ilaria Cucchi: "Forte volontà di dare risposte concrete"

In aula era presente anche Ilaria Cucchi e gli altri familiari di Stefano: "Ci aspettiamo che venga riconosciuta e accertata la verità a 360 gradi – ha detto – Questa mattina ho potuto leggere i motivi dell'appello del procuratore generale. Possiamo dire che c'è una forte volontà di dare risposte concrete a quanto successo a mio fratello".

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