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Processo sulla morte di Stefano Cucchi

Caso Cucchi, carabinieri in aula: “Relazioni su salute modificate su ordine dei superiori”

Nuovo capitolo nella storia della morte del 29enne romano che arriva dal processo a cinque carabinieri dell’Arma. L’ammissione di due colleghi “Non ricordiamo chi fu a chiedere le modifiche, ma è stato un ordine gerarchico”
A cura di Biagio Chiariello
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Dell’arresto di Stefano Cucchi con l’accusa di possesso di droga, avvenuto il 17 ottobre del 2009, i carabinieri erano a conoscenza molto prima che la vicenda finisse all’attenzione della procura di Roma e dei media, tanto che, dopo il decesso e l’apertura dell’indagine, vennero chieste due relazioni su quanto accaduto e i due documenti, datati 26 ottobre 2009 (Cucchi era morto in ospedale il 22 ndr), sarebbero stati modificati il giorno stesso, forse perché alcuni dettagli potevano creare problemi. È quanto in tribunale nel corso del processo che vede imputati cinque carabinieri, tre dei quali accusati di omicidio preterintenzionale, dalle testimonianze di due militari dell’Arma che alla caserma di Tor Sapienza ebbero cura del 29enne geometra romano la notte del suo fermo e la mattina successiva, fino al suo trasporto in tribunale per l’udienza di convalida.

Le accuse dei carabinieri sulle relazioni modificate – “Mi chiesero di cambiarla, non ricordo per certo chi è stato ma posso dire che si è trattato di un ordine gerarchico”: così ha detto ai giudici Francesco Di Sano che assieme al collega Gianluca Colicchio ebbe in custodia Cucchi la notte del 17 ottobre di nove anni fa. Nel relazione Colicchio, come ha ricordato in aula, aveva scritto che Cucchi "dichiarava di avere forti dolori al capo, giramenti di testa, tremore e di soffrire di epilessia", ma non ha riconosciuto come sua l'annotazione (che riportava la stessa data e lo stesso numero di protocollo) nella quale è scritto che il ragazzo "dichiara di soffrire di epilessia, manifestando uno stato di malessere generale verosimilmente attribuito al suo stato di tossicodipendenza e lamentandosi del freddo e della scomodità della branda in acciaio". Il carabiniere ha detto di ricordare "di avere fatto una sola relazione; la seconda è strana perché porta la mia firma, ma io non la ricordo. Nella seconda ci sono dei termini che io non uso, non la riconosco". Di Sano ha invece ammesso in udienza di essere stato invitato a ritoccare il verbale perché troppo dettagliato, maturando così la seguente versione definitiva: “Cucchi riferiva di essere dolorante alle ossa sia per la temperatura freddo/umida che per la rigidità della tavola del letto (priva di materasso e cuscino) ove comunque aveva dormito per poco tempo, dolenzia accusata anche per la sua accentuata magrezza".

Cinque carabinieri a processo per il caso Cucchi – Sono cinque i militari coinvolti nel processo sulla morte del 29enne in corso davanti alla prima Corte d’Assise del tribunale di Roma: Alessio Di Bernardo, Raffaele D’Alessandro, Francesco Tedesco, rispondono di omicidio preterintenzionale. Tedesco risponde anche di falso nella compilazione del verbale di arresto di Cucchi e calunnia insieme al maresciallo Roberto Mandolini, all’epoca dei fatti a capo della stazione Appia, dove venne eseguito l’arresto. Vincenzo Nicolardi, anche lui CC, è accusato di calunnia con gli altri due, nei confronti degli agenti di polizia penitenziaria che vennero accusati nel corso della prima inchiesta sul caso.

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