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Caso Consip, il pm di Modena avrebbe ricevuto pressioni dal Noe: “Arriviamo a Renzi”

In un’audizione al Csm il pm di Modena Lucia Musti ha riferito di aver ricevuto pressioni da parte del capitano del Noe Gianpaolo Scafarto e dal colonnello dei carabinieri Sergio De Caprio: “Mi dissero “Se vuole, ha una bomba in mano. Lei può far esplodere la bomba. Scoppierà un casino. Arriviamo a Renzi”.
A cura di Annalisa Cangemi
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È bufera sull'inchiesta che coinvolge la Centrale acquisti della pubblica amministrazione. Sono stati resi noti i verbali del pm di Modena Lucia Musti, durante l'audizione dello scorso 17 luglio, che si è tenuta al Csm. Il Consiglio superiore della magistratura sta indagando sulla fuga di notizie sulle telefonate tra Matteo Renzi e Adinolfi, risalenti al gennaio 2014. Musti racconta delle conversazioni fatte con il capitano del Noe Gianpaolo Scafarto e con il colonnello dei carabinieri Sergio De Caprio, il capitano Ultimo che arrestò Totò Riina. Scafarto le stava anticipando le inchieste svolte dai carabinieri del Noe, e avrebbe detto: "Scoppierà un casino, arriviamo a Renzi". 

Il capitano del Noe è indagato per falso nell'inchiesta Consip: aveva inserito notizie false nell'informativa agli uffici giudiziari di Roma e Napoli nel dicembre 2016; aveva citato Renzi, riferendosi al padre dell'ex premier, Tiziano, e aveva attribuito all'imprenditore Alfredo Romeo la frase "L'ultima volta che ho incontrato Renzi". La frase in realtà si riferiva a Renzi junior ed era stata pronunciata da Italo Bocchino.

Il pm di Modena riferisce di due incontri, il primo avuto soltanto con Scafarto e il secondo in cui era presente anche De Caprio. Il magistrato Lucia Musti ha riferito: “Scafarto e De Caprio mi dissero "Se vuole, ha una bomba in mano. Lei può far esplodere la bomba. Scoppierà un casino. Arriviamo a Renzi". Il pm commenta quelle che le i definisce vere e proprie pressioni, dicendo di aver visto i due molto "esagitati", e "in preda a un delirio di onnipotenza". I colloqui, come riferisce Repubblica, risalgono alla primavera del 2015: ad aprile di quell'anno, la Procura di Modena aveva appena ricevuto gli atti dell'inchiesta sugli affari della coop Cpl Concordia, aperta dalla Procura di Napoli e poi trasmessa per competenza territoriale nella città emiliana, con allegate le intercettazioni tra il generale della Gdf Michele Adinolfi e l'allora premier Matteo Renzi.

Sergio De Caprio nega tutte le accuse: "Non ho mai svolto indagini per fini politici"- e aggiunge – "Non ho mai parlato di Matteo Renzi né con la dottoressa Musti né con altri".

Le reazioni del mondo politico

Sui particolari emersi non commenta il pm di Modena, contattata dall'Ansa. E non vuole rilasciare dichiarazioni nemmeno Tiziano Renzi, il padre del segretario del Pd. Interviene però il suo avvocato,  Federico Bagattini: "E tutto si fa ancora più inquietante se l'attacco era al presidente del Consiglio attraverso un uso distorto dell'apparato giudiziario: siamo in un terreno che si chiama eversione".

La ricostruzione della Musti ha scatenato reazioni dure dal mondo politico. Sui recenti sviluppi dell'indagine Consip si è espresso anche il vice presidente del Parlamento Europeo, David Sassoli.

"È un fatto di una gravità inaudita" – ha detto il ministro dei beni Culturali Dario Franceschini – "Stiamo imparando dai giornali che c'è stato un tentativo, con ogni mezzo, di coinvolgere il premier. Una cosa è il dibattito interno o esterno al Pd, una cosa lo scontro tra partiti o gli attacchi a Renzi, ma questo è un fatto di una gravità istituzionale enorme, e azioni e parole di chiarezza e solidarietà dovrebbero arrivare da tutti, avversari compresi". 

Con una nota della Commissione Affari Costituzionali il M5S attacca invece Renzi: "Renzi e i suoi accoliti, invece di incoraggiare le toghe che indagano su Consip, per far luce sugli indagati Tiziano Renzi e Luca Lotti, si esercitano in un grave tiro al bersaglio contro gli inquirenti e le forze dell'ordine, cercando di depistare l'attenzione dalle gravi responsabilità del giglio magico nella vicenda". 

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