Caso Claps: avviso di garanzia per due donne delle pulizie
Secondo quanto anticipato dall’Ansa sarebbero in corso di notifica da parte della polizia di Potenza due avvisi di chiusura indagini per false dichiarazioni al pm ad Annalisa Lo Vito e a sua madre Margherita Santarsiero nell'inchiesta sul caso Elisa Claps. Questo procedimento di solito anticipa la richiesta di rinvio a giudizio per gli interessati, ed è quanto potrebbe fare la procura di Salerno dopo aver chiuso questa parte dell'inchiesta sul ritrovamento del cadavere di Elisa Claps. Le due donne accusate di aver mentito al pm, sono le addette alle pulizie della chiesa della Trinità di Potenza dove nel sottotetto fu trovato il corpo della giovane. In pratica secondo l'accusa non avrebbero confessato di aver avvistato il cadavere precedentemente al 17 marzo del 2010, quando alcuni operai che lavoravano sul luogo fecero la macabra scoperta. Secondo la Procura le due donne erano state nel sottotetto alcune settimane prima del ritrovamento del cadavere, in quell’occasione avevano visto un corpo ed avevano informato il viceparroco della chiesa. Il fatto sembra essere stato confermato dal sacerdote, ma dopo il ritrovamento di Elisa le due donne avevano negato non solo di aver visto il corpo ma anche di essere state nel sottotetto.
Avviso anche per il primo perito dell'inchiesta – Intanto la magistratura di Salerno continua ad indagare su altri fatti legati al ritrovamento del cadavere di Elisa Claps e i Pm attraverso un altro stralcio dell'inchiesta stanno vagliando le posizioni di altre persone coinvolte. Nel frattempo, sempre secondo le anticipazioni dell’Ansa, un avviso di conclusione delle indagini è in corso di notifica anche al perito Vincenzo Pascali, dato che al contrario dei carabinieri del Ris, la sua perizia non riscontrò la presenza di Dna di Danilo Restivo sui resti di Elisa Claps. La sua perizia infatti fu giudicata lacunosa dalla magistratura salernitana, che quindi ne volle una seconda che fu fatta dai Ris di Parma e di Roma, grazie alla quale Restivo è stato condannato a trent’anni in primo grado.