Caso Alpi: assolto Hassan. La madre della giornalista: “Allora è morta di caldo”
“Hashi Omar Hassan assolto per non aver commesso il fatto”. Il somalo, unico condannato (26 anni di reclusione, 19 scontati in carcere) per l'omicidio della giornalista del Tg3, Ilaria Alpi e dell'operatore Miran Hrovatin, avvenuta a Mogadisco il 20 marzo del 1994, torna quindi libero, dopo che la Corte d'appello di Perugia ha accolto la richiesta del sostituto procuratore generale. "Grazie a Dio è finita. Ora devo cercare la mia famiglia perché sono 19 anni che non la vedo e per questo ho bisogno urgentemente dei documenti", sono state le prime parole di gioia di Hassan, che si era sempre proclamato innocente. "La madre di Ilaria – ha detto ancora il somalo – è per me una seconda madre, mi ha aiutato tanto". Proprio quest'ultima ha accolto la sentenza di assoluzione di Hassan con qualche polemica: "Sono molto amareggiata e depressa. Perché è come se mia figlia e Miran Hrovatin fossero morti per il caldo che faceva a Mogadiscio" ha detto all'ANSA al termine dell'assoluzione del somalo a Perugia."La verità non l'abbiamo e secondo me non l'avremo mai" ha ribadito Luciana Alpi.
Qualche giorno fa siamo andati ad incontrare Hassan. Il somalo ha spiegato di essere giunto nel nostro paese nel 1998 per testimoniare davanti alla commissione parlamentare d'inchiesta sulle violenze dei militari italiani in Somalia, ma la Digos della Questura di Roma diretta ai tempi da Lamberto Giannini, lo bloccò e lo condusse in carcere: "Dovevo restare 5 giorni, sono passati 19 anni – racconta Hashi – in Italia mi hanno portato l'ex ambasciatore Giuseppe Cassini e Ahmed Washington, un somalo che lavorava per l'Unione Europea a Mogadiscio, al processo Gelle ha detto che è stato pagato da loro per accusarmi dell'omicidio di Ilaria Alpi".
Gelle, al secolo Ahmed Ali Rage, nel 2002 aveva poi dichiarato a un giornalista di Rai International di avere mentito, “in cambio di un visto per l’Italia” e di soldi. Aveva sostenuto di essere stato pagato dall'ambasciatore Cassini e da "Washington", il diplomatico somalo-tedesco che aveva rintracciato Hassan e altri 10 somali, poi arrivate in Italia per testimoniare sulle violenze contro i militari. Razzi ha parlato di "inattendibilità" del teste Gelle. Anche il legale della famiglia Alpi che si è associato alla richiesta di assoluzione "per non avere commesso il fatto". Ha infatti ribadito come i congiunti della giornalista "abbiano sempre sostenuto l'innocenza di Hassan" e la sua estraneità al duplice delitto.