Sono passati ormai 11 anni da quando in Italia uscì "La Casta", il libro-inchiesta dei giornalisti Sergio Rizzo e Antonio Stella augli sprechi della politica. Da quel lontano 2007 ne è passata di acqua sotto i ponti e le battaglie contro i costi spropositati della classe politica e i superstipendi dei burocrati italiani e di tutti i professionisti che ruotano intorno al mondo della politica – dall'usciere di Montecitorio, ai barbieri e parrucchieri di Camera e Senato passando per le stellari retribuzioni dei consulenti a incarico fiduciario – hanno preso sempre più piede, diventando nel giro di pochissimi anni il fulcro dell'azione politica delle opposizioni, su tutte quella dell'allora nascente Movimento 5 Stelle. Sono passati 11 anni dal primo Vaffaday promosso dal comico Beppe Grillo e quasi 9 dalla fondazione del Movimento 5 Stelle e da quel lontano 2007 ne è passata di acqua sotto i ponti e quelli che erano una volta i grillini anti-sistema ora sono approdati al governo, e a quanto pare le battaglie contro i costi spropositati della politica pagati con i soldi dei contribuenti italiani si sono sciolte come neve al sole.
Sì, i pentastellati si sono tagliati lo stipendio parlamentare per girarne una parte al fondo per il microcredito per aiutare le piccole e medie imprese, ma a quanto pare i super stipendi destinati ai professionisti in forza agli staff ministeriali e di Palazzo Chigi sembrano non essere più un gran problema. Un'inchiesta dell'Espresso ha portato alla luce una serie di informazioni relativa alle retribuzioni degli addetti stampa e portavoce assunti dopo la nomina di Giuseppe Conte a presidente del Consiglio: in particolare, il capoufficio stampa e portavoce del premier, Rocco Casalino, percepisce circa 170mila euro lordi all'anno per il proprio incarico, ben più di quanto spetta al presidente del Consiglio Conte (114.000 euro lordi annui, ndr). Non solo Casalino, i fedelissimi del M5S e della Casaleggio Associati a libro paga di Palazzo Chigi e delle segreterie ministeriali sono molti, tra cui Pietro Dettori a 130mila euro annui e Max Bugani per un compenso pari a 80mila euro all'anno.
Si potrebbe sostenere che questi incarichi sono di estrema responsabilità e prevedono un impegno h24, senza orari, weekend liberi, nottate insonni e viaggi estenuanti in giro per il mondo. E sì, è verissimo, lo stipendio che percepisce un Rocco Casalino non è affatto spropositato rispetto alla mole di lavoro né è più alto di quanto percepito dagli omologhi in passato, ma è uno stipendio stellare che gli attivisti e gli esponenti del Movimento 5 Stelle non avrebbero esitato a criticare nei panni dell'opposizione e non hanno esitato a criticare quando veniva erogato a consulenti e portavoce assunti da avversari politici.
N0n vi è nulla di male nel fatto che un lavoro di responsabilità venga pagato quanto effettivamente merita, quel che però salta agli occhi è quella spessa coltre di ipocrisia che ammanta le battaglie contro i costi della politica del Movimento 5 Stelle, secondo il quale uno stipendio alto per un incarico fiduciario di responsabilità è sbagliato e immorale solo se serve ad attaccare un avversario politico, mentre diviene sacrosanta retribuzione se riguarda un proprio accolito. Insomma, lo stipendio di Casalino&Co ci dimostra, per l'ennesima volta, quanto sia profonda e radicata la doppia morale nel Movimento 5 Stelle, sempre pronto a indignarsi solo quando la polemica può diventare strumento di scontro politico e dileggio del nemico, ma sempre pronto a produrre supercazzole piuttosto traballanti quando la strumentale polemica da sempre aizzata contro gli altri finisce per rivoltarglisi contro.