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Caso Yara, Bossetti minacciato dagli altri detenuti: “Infame, ammazzati”

Il presunto assassino della 13 enne di Brembate è ancora in isolamento nel carcere di Gleno, ma secondo quanto scrive Repubblica alle sue orecchie sarebbero arrivati diversi improperi.
A cura di Biagio Chiariello
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"Infame, la pagherai, ammazzati”. Queste sarebbero le minacce che in questi giorni sta ricevendo in carcere Massimo Giuseppe Bossetti, accusato per la morte di Yara Gambirasio. Almeno secondo quanto scrive Repubblica. Il muratore di 44 anni di Mapello è rinchiuso da ormai una settimana in isolamento nel penitenziario di "Gleno”. Questo non avrebbe impedito agli altri detenuti di intimidirlo. C’è da dire che l’uomo è comunque guardato a vista per paura di un suo gesto inconsulto; un paio di giorni fa Bossetti ha accusato un lieve malore con tachicardia dovuto probabilmente alla forte pressione  che ha dovuto subire in questi giorni. Da quanto ha poi riportato l’Eco di Bergamo, il detenuto è stato visitato in carcere, e non c’è stato bisogno dell’intervento del 118. Il 44enne afferma di temere non solo per se stesso ma soprattutto per la sua famiglia, in particolare la madre Ester. L’uomo si dichiara estraneo ai fatti imputatigli, anche se sugli slip della 13 enne di Brembate è stato trovato il suo DNA.

Bossetti, "la madre sapeva tutto"

In realtà sembra che la madre di Bossetti, Ester, avesse capito che il figlio era coinvolto. Le indiscrezioni di un investigatore, raccolte dall'inviato di News Mediaset Enrico Fedocci, chiarirebbero perché le forze dell'ordine sono arrivate a Massimo quasi a colpo sicuro. Dopo essere stata sentita dagli inquirenti, la donna avrebbe cominciato a sospettare che il Dna trovato sul corpo di Yara fosse proprio del figlio e quindi si era confrontata con lui al telefono per capire come agire. I loro cellulari però erano sotto intercettazione. La reazione dell’uomo ha spinto gli inquirenti a puntare su di lui.

 Caso Yara, "si va verso rito immediato"

“Credo che si possa tranquillamente andare a giudizio immediato". Parole decise quelle del procuratore di Bergamo Francesco Dettori in merito all'indagine condotta sul caso Yara. "La decisione di richiederlo – aggiunge – spetta al pm Ruggeri, ma ritengo di sì, che si possa fare il giudizio immediato. Dopo tanti anni, se si riesce ad arrivare a un giudizio dibattimentale il più rapido possibile significa anche dare un giusto conto del funzionamento della macchina della giustizia". Sulla prova che inchioderebbe Bossetti, quella del dna, Dettori ha detto che "la nostra è una certezza processuale basata su prove scientifiche praticamente prive di errore".

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