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Caro Piergiorgio (Welby), perdonaci

Sfarzosi funerali alla Don Bosco di Roma per Vittorio Casamonica, boss dell’omonimo clan romano. Cerimonia funebre celebrata in pompa magna nella stessa chiesa che nel 2006 rifiutò le esequie a Piergiorgio Welby. E io, oggi, a guardare quelle immagini, mi vergogno.
A cura di Charlotte Matteini
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Carrozze con cavalli, petali di rosa lanciati da un elicottero e sparsi per le vie di Roma, il tutto accompagnato dalla colonna sonora de "Il Padrino" che risuonava al passare della salma di Vittorio Casamonica, trasportata in Rolls Royce. Tutto questo, e molto altro, è andato in scena oggi, per i principeschi funerali del boss dell'omonimo clan romano, celebrati nella chiesa Don Bosco di Roma. "Hai conquistato Roma, ora conquisterai il paradiso", recita un cartello affisso davanti all'entrata della chiesa, con tanto di fotomontaggio di Vittorio Casamonica vestito da Papa. La cerimonia si è svolta alla luce del sole, senza alcun intoppo di sorta, sotto gli occhi attoniti di molti cittadini romani e – sembrerebbe –  senza alcuna autorizzazione da parte delle autorità comunali. Il parroco, secondo quanto dichiarato dallo stesso, non si sarebbe accorto di quanto stesse avvenendo fuori dalla sua Chiesa.

A guardare le immagini di questa fastosa cerimonia in pompa magna riservata a un esponente del clan Casamonica, non posso far a meno di ricordare che la Don Bosco è la stessa parrocchia che nel 2006 negò le esequie al giornalista e attivista Radicale Piergiorgio Welby, reo di aver deciso di porre fine alle sue sofferenze facendo ricorso all'eutanasia. La Chiesa romana rifiutò di celebrare la funzione funebre di Welby richiesti dalla moglie Mina, di fede cattolica, perché "con i suoi gesti e i suoi scritti si è posto in contrasto con la dottrina cattolica". Le sue battaglie – personali e politiche – per il riconoscimento del diritto al rifiuto dell'accanimento terapeutico e del diritto all'eutanasia, lo resero indegno agli occhi della Chiesa Cattolica. Piergiorgio morì il 20 dicembre 2006 a Roma, ucciso dalla distrofia muscolare, malattia che lo colpì da giovanissimo, quand'era ancora adolescente. I funerali furono celebrati quattro giorni dopo, con rito laico, in piazza Don Bosco, nello spiazzo antistante alla chiesa che aveva negato la disponibilità a celebrare le esequie. Me lo ricordo bene quel giorno, avevo 19 anni a malapena e la storia di quell'uomo mi colpì nel profondo.

E oggi, a guardare le immagini del funerale di Vittorio Casamonica celebrato nella stessa chiesa che rifiutò Welby, io mi vergogno. Quella stessa chiesa che oggi ha accolto il feretro del boss, nel 2006 giudicò invece indegno Piergiorgio Welby. Quella stessa dottrina cattolica che si rifiutò di concedere funerali cristiani a Welby, celebra oggi le esequie a uno dei principali esponenti del clan Casamonica. Sarà un mio limite, ma non riesco a comprendere la morale di una dottrina che concede perdono e humana pietas a un esponente del clan Casamonica e che allo stesso tempo sostiene sia sensato negarli a un uomo come Piergiorgio Welby.

Scusaci, Piergiorgio. Perdonaci per quest'ennesimo schiaffo alla tua memoria, alle tue battaglie, alla tua infinita dignità.

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Milanese, classe 1987, da sempre appassionata di politica. Il mio morboso interesse per la materia affonda le sue radici nel lontano 1993, in piena Tangentopoli, grazie a (o per colpa di) mio padre, che al posto di farmi vedere i cartoni animati, mi iniziò al magico mondo delle meraviglie costringendomi a seguire estenuanti maratone politiche. Dopo un'adolescenza turbolenta da pasionaria di sinistra, a 19 anni circa ho cominciato a mettere in discussione le mie idee e con il tempo sono diventata una liberale, liberista e libertaria convinta.
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