Carneficina di bambini in Siria, civili vittime dei raid a Ghouta: 200 morti
Una nuova strage di civili in Siria. Ieri, nella Ghouta, il sobborgo a est di Damasco, le bombe degli aerei russi e dell’artiglieria siriana sono cadute senza sosta provocando una carneficina: almeno 100 le persone uccise, tra cui venti bambini. Uno degli attacchi più mortiferi mai registrati sull'intera area da anni sotto assedio. L’offensiva per riconquistare la periferia orientale della capitale siriana, una delle ultime enclave ribelli, negli ultimi tre mesi ha provocato oltre settecento vittime. Un massacro in cui hanno perso la vita quasi duecento bambini. Raid indiscriminati che non hanno risparmiato neppure ospedali, mosche e scuole.
Le immagini che arrivano da Douma, Beit Sawa e le altre cittadine che formano la Ghouta mostrano scene strazianti. Il panico e le urla dei sopravvissuti che si mischiano a quelle dei volontari delle squadre di soccorso impegnate ad estrarre con vita le persone intrappolate sotto le proprie abitazioni; bambini e neonati feriti portati via con mezzi di fortuna verso gli ospedali più vicini. In tre giorni di bombardamenti governativi sulla Ghuta orientale, a partire da domenica, sono quasi 200 le persone uccise, di cui 57 bambini e adolescenti. Lo riferisce l'Osservatorio nazionale per i diritti umani in Siria (Ondus). Secondo la fonte, le persone uccise sono almeno 194, di cui 127 nella sola giornata di ieri. I bombardamenti sono proseguiti oggi, con un bilancio di 50 morti, di cui 13 minori.
“Gli aerei governativi stanno sparando su tutto ciò che si muove all'interno delle aree residenziali”, ha detto un medico locale. “I nostri ospedali sono sovraffollati di feriti, stiamo esaurendo gli anestetici e altri farmaci essenziali”. “Gli elicotteri e gli aerei hanno completamente distrutto un intero quartiere”, ha affermato alla Bbc un abitante della Ghouta. “E’ un’autentica pioggia di bombe quella che sta cadendo. Non posso uscire di casa e così i miei figli non hanno niente da mangiare. E’ molto difficile per un padre quando vedi la paura nei loro occhi e sai che non c’è nessun posto sicuro dove proteggerli”.
Le Nazioni Unite hanno chiesto la fine immediata dei bombardamenti sull'intera area dove vivono circa 400.000 abitanti. “È assolutamente necessario porre fine a questa sofferenza umana insensata. Questi attacchi a civili innocenti deve finire adesso”, ha dichiarato Panos Moumtzis, il coordinatore umanitario dell'Onu per la Siria. Anche l’Unione Europea ha voluto far sentire la propria voce sulla grave situazione umanitaria nella Ghouta orientale. In una nota diffusa ieri, Federica Mogherini, l’Alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri, è tornata a chiedere a tutte le parti in conflitto di adottare tutte le misure necessarie per garantire la diminuzione della violenza e la protezione del popolo siriano nel rispetto del diritto internazionale umanitario.
Nel frattempo, a nord della Siria continua l’avanzata delle truppe turche verso il cantone curdo di Afrin. L’offensiva “Ramoscello di ulivo”, secondo i piani di Ankara, mira a creare una “zona di sicurezza” di trenta chilometri in territorio siriano per impedire le attività delle forze dell'Ypg, i miliziani curdi considerati terroristi dalla Turchia. Il rischio di uno scontro armato con l’esercito di Assad è reale dopo che Damasco ha deciso di inviare i propri rinforzi alla zona. E i militari turchi si dicono pronti al combattimento, soprattutto dopo le dichiarazioni del ministro degli esteri, Mevlut Cavusoglu, il quale ha affermato che “nessuno può fermare la Turchia verso Afrin”. E così, la piccola guerra mondiale che si sta consumando in Siria da ormai sette anni sembra aggravarsi ogni giorno di più, in una spirale senza controllo.