Carlo Calenda: “Il Pd non deve esserci alle europee 2019”
Carlo Calenda voleva tentare l'impossibile: aveva provato a far incontrare a cena Minniti, Renzi e Gentiloni, ma senza includere il segretario Maurizio Martina. Ma non per pianificare una strategia congressuale, ha spiegato, ma solo per organizzare un'opposizione degna di questo nome: "Il quadro è drammatico, ed è drammatico perché nessuno parla con nessuno, non ci si fida di nessuno, qualunque iniziativa viene presa come un'aggressione contro altri. Basti pensare che Gentiloni e Renzi non si parlano dal 4 marzo. Ma se rispetto alla situazione generale la reazione del partito di opposizione è questa come facciamo a stupirci che stiamo al 16%?". Calenda lo ha spiegato a "Circo Massimo" su Radio Capital parlando del Pd. Ma ha specificato che non si trattava di una cena contro la candidatura di Zingaretti alla guida del partito.
Per lui si sarebbe trattato soltanto di un incontro per fare quello che in politica dovrebbe essere una prassi: "In tutta la storia politica ci si incontra, nei partiti, fra persone che la pensano allo stesso modo". Calenda ha rimandato al mittente le accuse di voler fare ‘un caminetto': "Renzi per anni ha detto di essere contrario ai caminetti ma con lui c'era un caminettino: lui, Lotti e la Boschi. Uno degli invitati alla cena, Gentiloni, appoggia Zingaretti. Quindi non era una cena contro Zingaretti. Il focus della cena era come fare opposizione, non un congresso", ha ribadito. Ma al resto del Pd la cena non è sembrata una buona idea, e nemmeno allo stesso ex segretario. E così Renzi si è sfilato e lo ha annunciato con un retroscena: "Ha detto che non sarebbe venuto perché lui si occupa dei destini dell'universo del paese e quindi non se ne frega niente di andare a una cena – ha attaccato Calenda – Non so bene quale sia l'interesse di Renzi, che da molto tempo ti dice A e poi fa B. Penso che se dici ‘io ci sarò' e poi fai uscire certi retroscena… è un modo di fare non serio, a cui ormai sono abituato da mesi".
E per Calenda, che vede nel superamento del Pd e nella creazione del Fronte repubblicano l'unica via, è una sconfitta che spiana la strada alla debacle per le prossime europee e regionali: "Quello che importa a loro è il congresso. Sta diventando un posto in cui l'unico segretario che si dovrebbe candidare è il presidente dell'associazione di psichiatria". Pertanto il Pd meriterebbe l'estinzione: "Sono convinto – ha aggiunto l'ex ministro – che alle prossime europee il Pd non ci debba essere. Serve un fronte repubblicano, progressista, che recuperi la parte di classe dirigente locale e nazionale capace ma che spazzi via un partito che ha come unico obiettivo quello di spartirsi una torta sempre più piccola tra dirigenti che sono usurati, che pensano solo a questo dalla mattina alla sera".
Del resto adesso lo ha ammesso lo stesso presidente del partito Matteo Orfini: "Sciogliere il Pd? Io voglio superarlo per arrivare nel fronte repubblicano. Però pure Orfini è un tipo strano, visto che quando parlavo di superare il Pd mi dava del traditore e ora parla di scioglimento".