Capo Colonna, lo scempio del resort che sfigura col cemento il tempio di Hera Lacinia
"Tra poco inizieranno i lavori della piscina, che sarà profonda 4,5 metri, e allora il danno ambientale ormai sarà irrecuperabile": parole di Margherita Corrado, Presidente dell’associazione culturale Sette Soli, che da mesi lotta per portare all'attenzione nazionale ciò che avviene alla baia di Scifo, poco distante da Capo Colonna dove in un'area a vincolo paesaggistico sta sorgendo il ‘Marine Park Village', un lussuoso villaggio turistico con 79 bungalow, ristorante, piscina e servizi. Quintali di cemento in una delle zone più storicamente rilevanti del Crotonese, dove sorgeva uno dei più importanti monumenti dell'antica Grecia, il tempio l'Hera Lacinia, e ancora oggi territorio di "fitta concentrazione di materiali ceramici risalenti all'età del Bronzo" con in più un relitto non lontano dalla costa che risale a duemilacinquecento anni fa. Un tesoro ambientale che lo Stato ha definito meritevole di valorizzazione e tutela. Ma le cose non sono andate proprio così.
La storia inizia ben 11 anni fa quando, il 31 agosto del 2006, i fratelli Armando e Salvatore Scalise ottengono la patente di "coltivatori manuali della terra". Ma gli Scalise sono tutt'altro che contadini, anzi: dopo avere ereditato un piccolo negozio dal padre sono diventati promotori di una catena di negozi di abbigliamento (Scalise Sport) che ha superato i confini della provincia crotonese e con la loro società (la Scalise Sport Group) hanno investito in Sila nella villaggio Palumbo di Trepidò (CS), nel settore degli sport invernali con uno snowpark e nell'alberghiero con il National Park Hotel aperto poche settimane fa. Una potenza economica, gli Scalise, che sembrerebbe non avere nulla a che vedere con la patente da contadini. Ma con il tempo arrivano le risposte: nel 2008 (il 29 settembre) infatti gli Scalise presentano al sindaco di Crotone gli “elaborati esecutivi del Permesso a Costruire di un intervento in agrituristico.”a Capo Colonna nella località detta tradizionalmente Scifo-Zurlo". C'è subito una stranezza però: chi gli vende il terreno in realtà risulta avere firmato il contratto di cessione dopo il proprio funerale, essendo venuto a mancare proprio a cavallo della presentazione dei documenti. Nessuno dice niente, però. E siamo solo all'inizio.
Il comune risponde. In 24 ore. Nello stesso giorno attesta la conformità dell'intervento al Nuovo Piano Regolatore del Comune. Nelle carte si parla “di una struttura ricettiva turistica, da erigere nel Comune di Crotone, alla località Alfieri“ con un indice di fabbricabilità che consente 79 "strutture leggere rimovibili” che potranno contenere "tre persone". Si tratta quindi di 237 persone massimo ma gli Scalise devono essere molto ottimisti poiché progettano un depuratore con una capacità più che doppia. Di 500 case di legno parla anche Gaetano Blasco, considerato boss di ‘ndrangheta dai giudici che l'arrestano nella celebre operazione Aemilia. Intercettato al telefono dice «Là c'è più lavoro che qua… adesso… a Capo Colonna… stanno facendo certi progetti a Capo Colonna… devono fare cinquecento case di legno…». Convergenze d'ottimismo, evidentemente.
Il 27 ottobre 2008 invece arriva (a una decina di giorni dalla richiesta!) l'autorizzazione paesaggistica, questa volta della Provincia di Crotone per la “realizzazione di un campeggio, sito in località Alfiere Capo Colonna, Comune di Crotone” e la palla passa alla Soprintendenza per i Beni Architettonici e il Paesaggio che autorizza con la blanda contestazione della mancanza della relazione paesaggistica e di un “elaborato fotografico panoramico ante e post operam". E la Soprintendenza Archeologica? il 24 aprile 2009 rilascia parere favorevole alla “realizzazione di un campeggio in loc. Alfiere” subordinando l'opera ad alcune precauzioni. Documenti che attestino l'osservanza delle precauzioni prescritte però non ce ne sono. Ma non sembra interessare.
Siamo la 20 dicembre del 2011 quando il Comune di Crotone rilascia l'agognato Permesso di Costruzione (il 162/NC) al "contadino" Scalise che ora può realizzare la sua struttura leggera agrituristica nei campi in cui ha richiesto la possibilità di coltivare. I lavori cominciano: il campeggio (che nel frattempo ha preso l'altisonante nome di ‘complesso turistico Marine Park Village') vede passare un paio di imprese edili ai lavori (di cui una molto chiacchierata in zona) e comincia a prendere forma con i diversi sbancamenti che finiscono per occupare anche il terreno demaniale. Sbancamenti dei terreni, piazzale di cemento, un ampio ristorante: a vederlo sembra molto diverso dal progetto di "interventi leggeri" previsti dalle autorizzazioni e ovviamente anche degli esperti archeologi non se ne vede l'ombra tant'è che interviene anche la magistratura. Nel sequestro del GIP si dice che è «già stato realizzato un irreversibile stupro di uno dei più rilevanti e protetti tratti di costa ricadenti nel Comune pitagorico» ma l'avvocato degli Scalise (Domenico Grande Aracri, fratello del boss Nicolino Grande Aracri) riesce ad ottenere il dissequestro.
Gli Scalise esultano: "si parla di mafia – dice Armando Scalise – ma ci sono delle lobby molto più organizzate che sicuramente vogliono il non sviluppo. Quando parliamo di turismo bisogna fare cose belle che stupiscono, dove la gente viene perché sono posti belli. Scifo è un posto bello è di proprietà dei fratelli Scalise ed è la che si devono fare le cose. Cose di qualità, posti di qualità e dare la qualità a quanti scelgono Crotone come meta delle loro vacanze”. Si muove la politica e, ancora una volta, fioccano le bugie: il soprintendente calabrese scrive al Ministero che "i bungalow ormai sono stati realizzato" (ed è falso) e il senatore del M5S Nicola Morra si attiva per avere una spiegazione, il ministro Dario Franceschini promette di intervenire (ma ad oggi non è ancora intervenuto) e Pippo Civati, leader di Possibile, annuncia il deposito di un'interrogazione urgente contro quella che definisce "uno violenza perpetrata alla bellezza del Paese su cui il ministro Franceschini ha il dovere di intervenire". Anche il sindaco di Crotone Ugo Pugliese ha promesso di intervenire: "sto studiando la questione sotto tutti gli aspetti – ha dichiarato – e se potrò fare qualcosa lo farò, nel rispetto della legge. Sono un amante del mare e della costa e di scempi questa Regione e quest’area già ne ha tanti e di tutti i tipi. Se potremo al termine dei dovuti approfondimenti lo fermeremo”.
Ma bisogna fare presto. Presto.