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Sacri abusi, storie di preti pedofili

Calenzano. La bimba era stata tolta ai genitori: la lettera del prete per farla tornare a casa

A gennaio la procura per i minori avrebbe chiesto l’allontanamento dalla famiglia della bambina abusata dal 70enne don Paolo. Allontanamento per la piccola e per gli altri due fratelli più grandi. Ma la decisione del tribunale non è arrivata in tempo per sottrarre la piccola agli abusi. Il racconto del prete accusato di pedofilia: “La bimba saliva sulle mie ginocchia e giocava con me”.
A cura di Biagio Chiariello
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Stanno emergono particolari tutt’altro che rasserenanti sulla vicenda di cronaca che sta catalizzando l’attenzione dei media in questi giorni; quella relativa al prete accusato di pedofilia a Calenzano, in provincia di Firenze. Pare infatti, come scrive Il Corriere Fiorentino, che a gennaio la procura per i minori avesse chiesto l’allontanamento dalla famiglia della bambina abusata da don Paolo Glaentzer, 70 anni. Allontanamento per lei e per gli altri due fratelli più grandi. Ma la decisione del tribunale non è arrivata. O perlomeno non è arrivata in tempo per salvarla da quel sacerdote “amico di famiglia”, che andava a cena a casa sua e che spesso la sera la portava in giro in auto.

 La famiglia della bambina era seguita fin dal 2008 dai servizi sociali di Calenzano che con cadenza quasi mensile scrivevano al tribunale per i minori per raccontare delle difficili condizioni in cui versava la famiglia. Nel 2013 un decreto del tribunale per i minori mette nero su bianco l’incapacità genitoriale della coppia e così i bambini vengono mandati in una struttura.

Si tratta di “una misura delicata e dolorosamente necessaria”, — aveva sottolineato l’assessore alla sanità Enrico Panzi — le ragioni dell’intervento “non le posso spiegare ma sono basate su fatti circostanziati, oggettivi e periziati. I genitori non hanno collaborato e non escludo che possano fare un po’ di teatro raccontando fischi per fiaschi: a titolo di cronaca posso affermare che nelle motivazioni del tribunale non ci sono problemi economici di alcun tipo, nè dicerie di vicini”. Decisione contro la quale la famiglia decide di presentare ricorso. E nel procedimento viene allegata anche una lettera in cui don Paolo assicura il suo sostegno a quella famiglia.

E così nel maggio 2016 arriva la sentenza della Corte d’Appello che stabilisce il rientro dei bambini in famiglia, confermando l’affidamento ai servizi sociali. Ma non è finita, perché dopo varie segnalazioni degli assistenti sociali la Procura per i minori di Firenze lo scorso gennaio chiede un nuovo allontanamento per i bambini: “Il padre è scarsamente collaborativo, che ha comportamenti incongrui, che è aggressivo, bugiardo e che la madre non è in grado di tutelare i figli” evidenziano gli assistenti sociali nella relazione. Nell’aprile scorso il tribunale per i minori fa un’ordinanza provvisoria dando mandato di approfondimento ai servizi sociali. Anche e soprattutto su questi aspetti sta cercando adesso di fare luce l’inchiesta della pm Laura Canovai.

Don Paolo intanto è stato interrogato. Il prete 70enne, secondo quanto appreso dal quotidiano La Nazione, avrebbe risposto a tutte le domande durante l'udienza durata circa un'ora. "Saliva sulle mie ginocchia e giocava con me. I genitori non sapevano nulla, sapevano che fra me e la bambina c'era un rapporto affettuoso e si fidavano. Non era la prima volta, era lei a prendere l'iniziativa" avrebbe detto l’uomo di chiesa.

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