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Calderoli si scusa per gli insulti a Kyenge. Ma non si dimette (VIDEO)

Nell’aula del Senato il leghista spiega di aver commesso “un errore grave” preso dalla foga in un comizio. La sua frase sul ministro dell’Integrazione, ha detto, non conteneva però insulti razzisti. Si scusa, dunque, ma non rassegna le sue dimissioni.
A cura di Susanna Picone
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Roberto Calderoli si è scusato nell’aula del Senato per le parole rivolte al ministro dell’Integrazione Cecile Kyenge. Nei giorni scorsi il vicepresidente del Senato, che non appare in ogni caso intenzionato a dimettersi, aveva paragonato il ministro a un “orango”. “Preso dalla foga in un comizio – ha spiegato Calderoli – ho commesso un errore grave, gravissimo perché ho spostato l’attenzione dal piano politico a quello personale”. Il leghista ha affermato di aver chiamato la diretta interessata, cioè il ministro Cecile Kyenge: “Le ho spiegato che quella frase non conteneva insulti razzisti. Le chiedo scusa e chiedo scusa anche al Senato”. Calderoli ha aggiunto di non avere difficoltà a definire “sbagliate e offensive” le sue parole per le quali anche il presidente Napolitano si è indignato. “E anche con lui mi scuso”, ha detto ancora Calderoli intervenendo in Aula al Senato. Il leghista ha affermato di essere un vicepresidente di opposizione che avrebbe dovuto rispondere solo a chi l’ha votato ma che sarebbe stato pronto a dimettersi “se le forze politiche – ha spiegato – me l’avessero chiesto”.

"Maroni correo degli insulti" – Parlando ancora di Kyenge, Calderoli ha detto che le manderà un mazzo di rose: “E assicuro sul mio onore che mai più attaccherò l'avversario politico con parole offensive. Ma non farò mai sconti a un governo che quasi incoraggia l'arrivo dei clandestini e che consegna nelle mani del suo persecutore una donna con sua figlia”. Intanto, in merito alla questione il segretario della Lega Roberto Maroni aveva affermato di non aver capito “l’uscita di Letta sull’Expo” e di averlo chiamato: “Mi sembra tutto rientrato da parte sua, è stata una scivolata anche se lui è uno attento su queste cose”. Per Maroni, dunque, la questione era chiusa. La risposta che trapela da Palazzo Chigi? “La scivolata è solo quella di un leader che non riesce a far dimettere Calderoli da vicepresidente del Senato”. Dal Governo il riferimento va a Maroni “correo dell’insulto al ministro Kyenge”.

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