Calabria, cosa è successo e come sono morti gli escursionisti sul torrente Raganello
È stata una vera e propria strage di escursionisti quella che si è verificata nel pomeriggio di lunedì 20 agosto nelle Gole del Raganello, in provincia di Cosenza e nel territorio del Parco nazionale del Pollino, in Calabria. Al momento 10 persone risultano decedute, mentre i soccorritori sono ancora al lavoro per trovare i dispersi che mancano all'appello in seguito alla piena del torrente, dovuto alle piogge incessanti, che ha travolto il gruppo impegnato a fare rafting. La gita in questo luogo è una delle prime attività che vengono consigliate quando si visita la cittadina di Civita, che si affaccia proprio sul fiume. Ci si può fermare a fare un bagno sulla riva, soprattutto nelle giornate più calde d'estate, oppure si può risalire verso la fonte, attraversando le famose gole che diventano sempre più profonde, e con l'acqua che diventa sempre più gelida. Un percorso tanto affascinante quanto pericoloso, che è diventato una trappola mortale per il gruppo di turisti, quasi tutti lombardi, rimasti vittime del maltempo. Ecco cosa è successo davvero sul torrente Raganello.
Il percorso degli escursionisti
Secondo quanto ricostruito dagli uomini della Protezione civile, dai Vigili del Fuoco e dai carabinieri impegnati nelle operazioni di soccorso, il gruppo di escursionisti stava facendo "canyoing", camminavano cioè in un canyon, che il torrente Raganello crea tagliando il massiccio del Pollino, con sulla testa rocce alte 600 metri a picco sul fiume, che inizia dalla Sorgente della Lamia fino a raggiungere un'area attigua all'abitato di Civita. Si inizia dalle "gole basse", prima di addentrarsi verso Nord, dove ci sono invece le "gole alte". Le gite in questa zona partono tutte dal cosiddetto "Ponte del Diavolo": il percorso, di durata variabile tra le due e tre ore, in alcuni punti è largo poco più di due metri, e, dopo essere entrati nel canyon, si supera una vasca d'acqua dove si nuota contro corrente. L'età minima di partecipazione, a seconda del tipo di percorso scelto, se lungo o breve, è rispettivamente di 9 e 14 anni. In genere, questo tipo di escursioni non sono consigliate ai non esperti. Ma al sito si accede liberamente e non tutti si rivolgono alle guide professioniste per visitare i canyon e fare rafting, preferendo il turismo fai-da-te.
La dinamica dell'incidente al Raganello
Il giorno dell'incidente al Raganello, lunedì 20 agosto, le previsioni del tempo non erano delle migliori. Anzi, pare sia stata lanciata persino un'allerta meteo. Ma, nonostante questo, il gruppo di escursionisti si è messo in cammino verso le gole. La forza dirompente dell’acqua, alimentata dal violento temporale che si è abbattuto nella zona, ha così scaraventato le vittime anche a cinque chilometri di distanza dal luogo in cui sono state travolte. Alcune delle persone che sono state recuperate dai soccorritori hanno raccontato di un boato, seguito da un muro di fango che ha trascinato via tutto. Questo ha costretto a spostare le operazioni di salvataggio più a valle, fino alla foce del torrente. Ma c’è il timore che alcune persone possano essere finite a mare. Sarebbero almeno 36 gli escursionisti nelle gole, provenienti in particolare da Brescia, Bergamo, Milano, ed erano suddivisi in due gruppi di 18 persone.
Il bilancio della strage
Al momento, ci sarebbero 10 vittime accertate e un numero imprecisato di dispersi dell'incidente al Raganello. "Bisogna capire perché sono partite queste persone e queste guide, il motivo per cui gli escursionisti si trovavano in quel luogo nonostante il maltempo – ha detto il prefetto di Castrovillari Paola Galeone -. Siamo preoccupati per la presenza di gruppi di escursionisti di cui non abbiamo contezza". Numerosi anche i feriti: tra di loro ci sono sono una ragazza di 24 anni di Trebisacce e un cittadino di nazionalità olandese che ha riportato la frattura del bacino. Intanto il procuratore di Castrovillari, Eugenio Facciolla, ha aperto un'inchiesta per accertare le responsabilità penali: "Dobbiamo verificare se le persone che si trovavano in quell'area erano consapevoli della situazione cui andavano incontro o, viceversa, se erano all'oscuro di quello che poteva accadere", ha affermato.