Calabria, aborti senza consenso, decessi ed errori in ospedale: arrestati quattro medici
Aborti senza consenso, lesioni gravi, traumi e morti sospette di neonati. Tutto coperto da un sistema radicato all'interno dell'ospedale, di concerto tra medici e personale sanitario. Undici persone tra cui sei medici e un'ostetrica sono state sottoposte a misure cautelari dalla Guardia di Finanza di Reggio Calabria, nell'ambito dell'indagine "Mala Sanitas". Gli accusati sono appartenenti ai reparti di Ostetricia e Ginecologia, di Neonatologia e di Anestesia dell'ospedale "Bianchi-Melacrino-Morelli" di Reggio. Le accuse sono pesantissime: interruzioni di gravidanza di donne non consenzienti, lesioni irreversibili o decessi di neonati, falso ideologico e materiale. Le indagini hanno accertato che nell'ospedale vigeva un sistema di copertura illecito, che si occupava di "insabbiare" errori medici nel trattamento di donne in stato di gravidanza. Per evitare responsabilità venivano redatti anche falsi referti.
Gli episodi oggetto d'indagine sono diversi. In due distinti casi due bambini appena nati sono morti, in un altro un neonato ha riportato lesioni irreversibili che l'hanno reso invalido al 100%. O, ancora, i traumi e le crisi epilettiche e miocloniche di una partoriente, le lacerazioni di parti intime di alcune pazienti. E il procurato aborto di una donna incinta non consenziente. Sconcertati le intercettazioni sull'episodio in cui il primario avrebbe indotto la sorella ad abortire contro la sua volontà invitando un collega a somministrarle un farmaco specifico: "Vedi se puoi fargli cambiare quella flebo… tipo con una scusa che non scende”. “Se non c’è tuo cognato… in un momento che non c’è… ma la notte non sta con lei?”. “Ma pure se c’è. Pure se c’è, tanto non capisce niente. Senza che ti vede nessuno, ehm, vedi come puoi fare, gli metti 2/3 fiale di Sint, gliela fai scendere a goccia lenta”. “In maniera tale che ‘morisce’, così si sbrigherà ed abortirà”. Quattro medici sono stati destinatari delle misure cautelari degli arresti domiciliari, mentre altri sei medici e un'ostetrica hanno ricevuto misure interdittive della sospensione dell'esercizio della professione (medica o sanitaria) per la durata di dodici mesi.