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Bossi a difesa della casta: sull’arresto di Papa arriva una clamorosa retromarcia

Ieri da Venezia è arrivato il clamoroso dietrofront di Bossi sull’arresto di Papa. Dopo la versione forcaiola degli scorsi giorni, il senatùr s’è ricordato di appartenere alla casta e il voto di mercoledì sulla faccenda potrebbe riservare non poche sorprese.
A cura di Alfonso Biondi
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Ex magistrato indagato nello scandalo P4

Bossi ci ripensa: "Per Papa niente manette senza processo". Una retromarcia che sa di clamoroso dopo la posizione assunta da lui e dal suo partito. Solamente due giorni fa la Giunta per le autorizzazioni a procedere aveva detto sì all'arresto di Papa e l'astensione della Lega, in tal senso, era stato determinante. Solamente due giorni fa ai cronisti che gli chiedevano qualcosa sul destino di Papa il senatùr rispondeva con un telegrafico "In Galera". Già, solamente due giorni fa.

Alfonso Papa è il deputato del Pdl per il quale la Procura di Napoli ha chiesto l'arresto nell'ambito dell'inchiesta che riguarda la cosiddetta Loggia P4. L'ex magistrato s'era affrettato a dichiararsi un perseguitato, ma Bossi s'era detto favorevole al suo arresto sin da subito. E ora il suo dietrofront arriva come un fulmine a ciel sereno. "Se Papa ha commesso dei reati – ha sentenziato Bossi da Venezia – è giusto che paghi, ma non va bene mettergli le manette prima, quando ancora non sappiamo se quello che ha fatto è da galera o no". Ma il ripensamento leghista va oltre e arriva dove non ti aspetti, fino ai lontani anni '90 e a Bettino Craxi: "Farlo andare in galera uno non ancora condannato non è servito a nessuno, tranne a far andare in politica Di Pietro"- ha fatto notare il senatùr.

A questo punto la domanda è legittima: cosa ha fatto cambiare idea a Bossi? La risposta va ricercata nel colloquio avuto con Berlusconi venerdì sera sull'aereo che portava a casa entrambi. Il Cavaliere gli avrebbe fatto notare che permettere l'arresto di Papa avrebbe dato "un segnale devastante di divisione" oltre che aprire il portone di Montecitorio alle Procure. E poi "Quel Woodcock è un esaltato. Le sue indagini sono tutte finite nel nulla".

Forse Berlusconi gli avrà anche fatto notare che dal '96 a oggi Camera e Senato hanno respinto tutte le richieste di arresto per i membri della casta o per usare le intercettazioni. Insomma Bossi sarà uscito dal colloquio molto confuso. E anche il suo partito non sa bene cosa fare. I maroniani pare siano orientati a votare per l'arresto ma si sa che il parere di Bossi alla fine sarà determinante. Mercoledì l'aula di Montecitorio sarà chiamata a confermare la decisione della giunta e, a questo punto, il nulla osta della Lega non sembra più così scontato.

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