Il bonus del Governo in busta paga? Al massimo 14 euro al mese
Un flop clamoroso. Un brodino caldo che suona quasi come un insulto alla platea di lavoratori dipendenti che hanno atteso anni prima di un simile intervento. Se, come sembra, i calcoli della Cgia di Mestre (sono arrivate prime parziali conferme anche da Palazzo Chigi) dovessero essere confermati si dovrebbe davvero parlare di fallimento della legge di stabilità, almeno per quanto attiene alle misure volte a restituire potere d'acquisto e liquidità ai lavoratori dipendenti. Dal taglio del cuneo fiscale nella legge di stabilità (alla fine si tratterebbe di poco più di 1,5 miliardi per l'aumento delle detrazioni Irped a favore dei lavoratori dipendenti con redditi fino a 55mila euro annui) arriverebbe infatti solo un piccolissimo bonus nelle buste paga dei lavoratori: una somma che va dai 3 ai 14 euro.
Un riepilogo lo fornisce Repubblica elaborando i dati della Cgia: "Se si prendono i 2 milioni 600 mila lavoratori che stanno alla base della piramide, con un reddito lordo che va dai 10 mila ai 15 mila euro, emerge che il beneficio mensile si limiterà a 9 euro. Su base annua chi guadagna 10 mila euro potrà contare su 50 euro, circa 4 euro al mese. La situazione migliora solo leggermente nella fascia che sta intorno ai 15 mila euro lordi all'anno (ci si trovano 3 milioni e 600 mila lavoratori): nell'arco dei dodici mesi il beneficio netto – il bonus più alto dell'intera operazione – sarà di 172 euro, che mensilmente diventano 14 euro e che al giorno fanno 46 centesimi".
È chiaro che tale situazione è determinata dall'esiguità delle risorse messe sul tavolo dal Governo (un totale di 2,5 miliardi per l'intera operazione a fronte dei 5 delle prime indiscrezioni), ma alla luce di ciò acquistano particolare valore le critiche dei sindacati subito dopo l'annuncio delle misure del Governo. Manca un segnale di equità, anche in considerazione della possibilità di ulteriori aumenti "collaterali" che potrebbero far segnare addirittura un passivo nella bilancia dei conti di un nucleo familiare a reddito medio – basso. Ora davvero non resta che sperare in una inversione di tendenza in Parlamento, anche se il punto resta sempre lo stesso: le risorse e la necessità di lasciare i saldi invariati.