Bondi alla Camera: a Pompei c’è il rischio di altri crolli
Dopo il crollo di Pompei, con l'Armeria del Gladiatore ridotta ad un cumulo di macerie, il Ministro della Cultura Sandro Bondi riferisce alla Camera con un discorso che ha già provocato violente reazioni. "Abbiamo fatto molto e il crollo di un edificio non può cancellare i miglioramenti che abbiamo introdotto nell'aerea. Nuovi crolli non si possono escludere – dal momento che, precisa il Ministro, le cause sono da ricercare nelle condizioni ambientali delle strutture – "non certo dalla mancanza delle risorse economiche". Una difesa del suo lavoro a tutto campo e un avvertimento alle opposizioni: "Chiedere le mie dimissioni non sarebbe politicamente e moralmente giusto, non lo merito, sarebbe un segno di incattivimento della lotta politica in Italia. Se devo esplodere come una mina non è problema che riguarda il patrimonio".
Dichiarazioni che hanno sucitato la violenta reazione da parte delle opposizioni parlamentari, con il Partito Democratico che valuta la mozione di sfiducia al Ministro, reo di essersi piegato più di una volta ai tagli di Tremonti, senza garantire adeguate risorse alla tutela del Patrimonio Archeologico Nazionale ed in generale "all'industria culturale italiana". Del resto, anche i finiani di Futuro e Libertà reclamano a gran voce le dimissioni di Bondi, con Fabio Granata che sottolinea la "totale inadeguatezza nella gestione del più grande patrimonio culturale del mondo". Ancora più caustico Massimo Donadi dell'Italia dei Valori, secondo il quale la battaglia contro il "Ministro dei mali culturali" deve saldarsi con una inevitabile mozioni di fiducia al Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi.