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Bombe nelle chiese a Fermo: due arresti. Uno di loro: “Solidarietà a Mancini”

Un uomo di 44 anni e uno di 30 sono stati arrestati: sarebbero loro ad aver fatto esplodere tre bombe di fronte alle chiese di Fermo.
A cura di Davide Falcioni
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I carabinieri di Fermo hanno tratto in arresto due persone ritenute responsabili dei quattro attentati davanti alle chiese di Fermo degli ultimi mesi. I militari, coordinati dal procuratore della Repubblica Domenico Seccia, hanno messo le manette ai polsi di due uomini residenti nella città marchigiana, entrambi riconducibili all'ambiente della tifoseria della squadra locale. Si tratta di Martino Paniconi, di 44 anni e Marco Bordoni di 30 anni: determinante è stato il lavoro investigativo dei carabinieri, fatto anche di intercettazioni ambientali e appostamenti, che ha consentito di dare un nome e un volto ai due bombaroli. La svolta il 30 maggio scorso, quando i militari hanno trovato il covo dove i due avevano custodito gli esplosivi fatti poi deflagrare di fronte a quattro chiese, tutte facenti capo a Don Vinicio Albanesi. Le bombe erano nascoste in un casolare in aperta campagna a pochi chilometri di distanza da una delle quattro chiese nel mirino, quella di San Marco alle Paludi.

Ma chi sono Martino Paniconi e Marco Bordoni? In conferenza stampa il Procuratore Seccia ha escluso ogni legame delle bombe con l'omicidio del nigeriano Emmanuel di due settimane fa: "Non c’è un collegamento, l’unico punto di contatto è che si tratta di soggetti che vengono dal mondo del tifo organizzato, soggetti che frequentano lo stadio. Per il resto non c’è un collegamento”. Il procuratore ha quindi aggiunto: “Dal punto di vista politico mi sento di negare che esista un movente di natura politica". Quel che appare chiaro, tuttavia, è che come per Amedeo Mancini anche per Paniconi vi sono simpatie per l'estrema destra. Non è forse un caso che di recente avesse solidarizzato sul suo profilo facebook con l'assassino del nigeriano. E sempre sul suo profilo facebook sono frequenti gli attacchi polemici a Don Vinicio Albanesi.

All'interno del rudere, abbandonato e fatiscente, i carabinieri hanno trovato micce, barattoli di lamiera e resti della lavorazione di bombe rudimentali da cui è stato estratto anche del dna. A indirizzare gli inquirenti in quel casolare è stato un ciclista che, trovandosi a passare da lì in mountain bike, ha notato all'interno il materiale sospetto facendo immediatamente scattare una segnalazione alla polizia. Il ritrovamento degli oggetti utilizzati per realizzare le bombe è stato un tassello decisivo che ha completato un quadro precedentemente delineato dagli investigatori. Il materiale, subito dopo il ritrovamento, è stato spedito al Ris dei carabinieri che ha ricavato utili elementi per arrivare ai nomi e ai volti dei bombaroli.

Le bombe sono state piazzate in quattro casi: il primo nella notte tra il 27 e il 28 febbraio di fronte all'abitazione di due sacerdoti, sul retro del Duomo di Fermo. Quindi l'otto marzo davanti alla chiesa di Lido San Tommas. Poi, tra il 12 e il 13 aprile alla base del portone della chiesa di San Marco alle Paludi. Per finire, il 22 maggio, davanti alla chiesa di San Gabriele dell’Addolorata a Campiglione di Fermo: l'analisi di questo ordigno, rimasto inesploso, ha consentito ai carabinieri del Ris di effettuare analisi più approfondite fino all'operazione scattata stanotte e al blitz che ha portato all’arresto di Martino Paniconi e Marco Bordoni.

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